Il patto Mussolini

Il patto Mussolini
AutoreFrancesco Salata
1ª ed. originale1933
Generesaggio
Sottogenerestoriografia
Lingua originaleitaliano

Il patto Mussolini è un'opera dello storico Francesco Salata, pubblicata per la prima volta da Mondadori nel 1933. Essa è un resoconto storico con analisi sul Patto a quattro, il patto ideato e proposto da Benito Mussolini nel 1933 fra quattro nazioni europee (Italia, Francia, Germania e Regno Unito) per impegnarsi alla non belligeranza.

Il libro contiente tutti i documenti concernenti il patto, e un elogio dell'opera di Mussolini. Il libro fu un successo commerciale all'epoca.[1]

Storia editoriale

«In quel tardo vespero indimenticabile, la mia mente, usa più a trasvolare dalla realtà alla storia, che al volo inverso, troppe volte men gradito, si volgeva al destino delle capitali d'Europa nella politicia internazionale dell'ultimo secolo... Le capitali dell'Europa continentale si sono come trasmesse, l'una all'altra, in successione non volontaria, la funzione direttiva. Dopo lo universale dominio napoleonico della Francia, Vienna e Metternich, Parigi e Napoleone III, Berlino e Bismarck, e poi ancora... Berlino e Guglielmo II... Roma, divenuta solo tardi capitale politica d'Italia, era rimasta nell'ombra. È giunta, finalmente, l'ora di Roma e dell'Italia»

La prima edizione del libro fu pubblicata da Mondadori nel 1933, un anno dopo il successo di Oberdan, un'altra opera di Salata edita da Mondadori, essa stessa una versione ridotta de Guglielmo Oberdan secondo gli atti segreti del processo: carteggi diplomatici e altri documenti inediti, pubblicato da Zanichelli nel 1924.[2]

Contenuti

Il patto Mussolini, considerato da alcuni come il più grande successo commerciale di Salata,[1] è un'analisi e storia del Patto a quattro, un trattato di non belligeranza che fu siglato nel giugno 1933 a Palazzo Venezia a Roma da Francia, Regno Unito, Germania e Italia.[2]

Nel libro Salata fornisce una genesi e retroscena del patto, terminando con il discorso di Mussolini al Senato, seguito da tutti i documenti e testi rilevanti (comprese la bozza originale e le versioni scartate del patto). Salata rimarca sulla qualità del discorso di Mussolini al senato, secondo lui il migliore mai pronunciato da un capo di stato italiano, e una delle più grandi interpretazioni del sentimento e delle ragioni di vita degli altri popoli e dell'universalità mai espresse da un capo di stato.[3]

In quel pomeriggio del 7 giugno, nell'aula del Senato, lo spirito mio e di molti colleghi era acceso da un duplice sentimento: di compiacimento inesprimibile per aver potuto partecipare a quella veramente storica seduta, di alto orgoglio d'essere Italiani, cui era concesso di veder coronata di quel fastigio universale la fronte dell'Italia nuova[4]

Critica

Nel libro Salata si profonde in lodi, fino all'eccesso, di Mussolini e dei suoi successi diplomatici.[5][6]

Nonostante la celebrazione di Mussolini, l'opera è considerata fondamentale nello studio del Patto a quattro, e un'importante esegesi.[7]

Note

  1. ^ a b Francesco Salata: un chersino al servizio dell'Istria e dell'Italia - foto, su arenadipola.com, L'Arena di Pola. URL consultato il 9 maggio 2021 (archiviato dall'url originale il 9 maggio 2021).
  2. ^ a b Vanni D'Alessio, Salata, Francesco, su treccani.it, Enciclopedia Italiana. URL consultato il 10 marzo 2021 (archiviato dall'url originale il 10 marzo 2021).
  3. ^ Come riportato dal Salata nel suo Il patto Mussolini, un diplomatico italiano affermò: «In tutta la mia carriera politica e diplomatica non ho mai ascoltato un discorso di Governo così perfetto». Un altro diplomatico osservò: «Se un discorso come questo, così equilibrato e - diciamolo pure con orgoglio professionale - così diplomatico nell'alto senso della parola l'avesse pronunziato al principio del secolo Visconti-Venosta, tutti avrebbero detto: Vedete, ci vogliono quarant'anni di esperienza diplomatica per tenere un discorso come questo». Salata lo riconobbe come il più grande discorso mai pronunciato da un capo di stato o ministro italiano e la migliore interpretazione del sentimento e delle ragioni di vita degli altri popoli e dell'universalità, e collegò addirittura Mussolini, e l'Italia fascista, a Garibaldi e Cavour, attraverso una poco nota lettera del rivoluzionario italiano a Cavour, in cui Garibaldi supplica il Conte: «Io sono con Lei nell'accarezzare le alleanze..., ma, signor Conte, Lei deve essere arbitro dell'Europa e trattare almeno da paro con chi vuol farla da padrone..., L'Italia rappresenta oggi le aspirazioni delle Nazionalità del Mondo, e Lei regge l'Italia!... Poi, La supplico di credermi, signor Conte, Italia e chi la regge devono avere amici dovunque, ma temer nessuno». Secondo il Salata, la missione europea dell'Italia e del suo "Duce" di quei giorni remoti «riecheggia come un preannunzio di quella fusione e armonia che in Mussolini hanno così felicemente riunito la Rivoluzione e la Diplomazia». Il presagio rivolto da Garibaldi al morente Cavour - presagio che, secondo il Salata, sarebbe di primato, e non di dominio - doveva «brillare nella luce della realtà all'Italia rinnovata dal Fascismo» dopo «tanti decenni di vita oscura».
  4. ^ Francesco Salata, Il patto Mussolini, p. 133
  5. ^ Luigi Salvatorelli, Giovanni Mira, Storia del fascismo l'Italia dal 1919 al 1945, Edizioni di Novissima, 1952, p. 629.
  6. ^ Konrad Hugo Jarausch, The Four Power Pact 1933, Università del Wisconsin-Madison, 1965, pp. 9–193.
  7. ^ Fulvio Suvich, Gianfranco Bianchi, Memorie, 1932-1936, a cura di Gianfranco Bianchi, Rizzoli, 1984, p. 140, ISBN 9788817338196.