Ritrovamenti archeologici e artefatti permettono gli storici di sostenere che già in zona si erano insediati dei gruppi di persone nell'IX secolo.
Si suppone che il territorio di Ignalina rientrasse nella regione della Nalšia, menzionata variamente negli scritti redatti tra il 1229 e il 1298.
Un elemento certo è deducibile dai toponimi locali: tali aree erano abitate da tribù seloniche.
Nonostante le prove archeologiche abbiano evidenziato per molti secoli l'esistenza di questo centro abitato, Ignalina è menzionata per la prima volta in atti ufficiali solo nel 1810. Ha iniziato a crescere solo a seguito della costruzione del tratto ferroviario Varsavia–San Pietroburgo nel 1866. Nello stesso periodo, è cresciuta l'industria. Non manca però un’attenta cura dell'ambiente, testimoniata dalla creazione del tuttora esistente parco nazionale dell'Aukštaitija.
A seguito della campagna di Polonia, Ignalina divenne capoluogo dell'omonimo distretto. La crescita dell'area fu bruscamente interrotta con gli eventi bellici della seconda guerra mondiale: più di metà della popolazione era di origine ebraica, tragicamente uccisa anche già prima dell'Olocausto (1 200 persone per la precisione)[6].
Durante la seconda guerra mondiale, precisamente nel 1941, molti ebrei furono imprigionati in lager o costretti a lavori forzati, prima di essere poi eseguiti nei mesi successivi[7][8].
«Kaunas chiese alla Società delle Nazioni di "intraprendere le azioni necessarie senza esitazione al fine di terminare queste persecuzioni, estendendo dunque la protezione dei cittadini lituani e della loro identità culturale nella Lituania Centrale (corrispondente a parte dell’odierna regione di Vilnius."»
^ W. F. Reddaway (a cura di), The Cambridge History of Poland. From Augustus II to Pilsudski (1697-1935), Cambridge University Press, 2016, p. 577, ISBN978-1-316-62003-8.
«Nel marzo 1923, la frontiera orientale della Polonia fu riconosciuta a livello internazionale (discussioni più ampie si aprirono invece sulla Lituania Centrale), in quanto i polacchi la occupavano già de facto (...) estendendo la sovranità sulla Galizia orientale e sul territorio di Wilno.»
^ Jan Tomasz Gross, Revolution from Abroad: The Soviet Conquest of Poland's Western Ukraine and Western Belorussia, Princeton University Press, 2002, p. 3, ISBN978-0-691-09603-2.
^ Geoffrey P. Megargee, The United States Holocaust Memorial Museum Encyclopedia of Camps and Ghettos, 1933-1945. Vol. 2, part A, Indiana University Press, 2009, p. 1058.