Gli igbo o ibo costituiscono uno dei più grandi gruppi etniciafricani, per un totale di circa 30 milioni di persone. In Nigeria rappresentano circa il 17% della popolazione, e sono presenti soprattutto negli stati confederati di Anambra, Abia, Imo, Ebonyi, Enugu, Delta e Rivers. Altri gruppi significativi si trovano in Camerun e Guinea Equatoriale. Le regioni tradizionalmente abitate dal popolo Igbo (specialmente con riferimento alla Nigeria) vengono talvolta chiamate Igboland (o Alaigbo in lingua igbo).
L'organizzazione politica e sociale degli igbo, prima della colonizzazione europea, era basata su comunità semi-autonome. Con poche eccezioni (fra cui Onitsha, che aveva un re, e Nri e Arochukwu, che avevano re-sacerdoti), i villaggi igbo erano retti da un'assemblea di persone comuni. Questo tipo di organizzazione rappresenta un caso molto peculiare nel panorama dell'Africa occidentale, infatti lo si ritrova solo presso il popolo ewe del Ghana.
Gli igbo misuravano il tempo con un calendario in cui una settimana contava quattro giorni, un mese contava sette settimane e un anno contava tredici mesi. L'ultimo mese dell'anno aveva un giorno aggiuntivo (per un totale di 365 giorni l'anno). Avevano due sistemi matematici (chiamati okwe e mkpisi) e una forma di prestiti bancari chiamato isusu.
Nel 1870, le regioni abitate dagli igbo furono acquisite dall'Impero britannico. Le conseguenze della colonizzazione sulla cultura e la società igbo furono profondissime. In seguito ai contatti più frequenti con altri popoli nigeriani, gli igbo maturarono un senso di appartenenza etnica sempre più marcato. Abbracciarono in modo entusiastico il Cristianesimo e i modelli culturali occidentali. Il romanzo Il crollo dello scrittore Chinua Achebe testimonia di questa rapida evoluzione della cultura igbo nel periodo coloniale.
Nel 1966, accuse di brogli elettorali e un successivo colpo di Stato militare portarono la Nigeria in una situazione di crisi che sfociò nel tentativo di secessione di molte regioni igbo, autoproclamatesi Repubblica del Biafra. Il governo centrale nigeriano rispose dando inizio a una guerra civile che si concluse con la sconfitta del Biafra. La guerra divenne tristemente nota per le conseguenze dell'assedio posto dall'esercito nigeriano al Biafra, che causò la morte per fame di milioni di civili e fu da molte parti condannato come genocidio.
Le regioni igbo giunsero alla fine della guerra civile con gravissimi danni alle infrastrutture; la ricostruzione richiese quasi un ventennio, e fu finanziata principalmente con i proventi ricavati dall'estrazione del petrolio del delta del Niger.[senza fonte] Diverse città igbo (per esempio Enugu, Onitsha e Owerri) versano ancora in gravi condizioni socioeconomiche. In seguito a queste difficoltà, molti igbo nigeriani sono emigrati verso città ricche come Lagos, Benin City e Abuja, o addirittura verso altre nazioni, come Togo, Ghana, ma anche Canada, Stati Uniti e Regno Unito, dando luogo a quella che viene talvolta definita diaspora igbo.
Cultura
Il blues, secondo alcuni studiosi, [2] deriva dai lamenti degli schiavi igbo, detti anche calabars, delle due Caroline (Carolina del Nord e del Sud) e della Florida.
Hanno realizzato caratteristiche steli, costituiti da massi di basalto verdastro, dalla forma somigliante ai kudurrumesopotamici.[3]
Durante le feste mbari vengono esibite statue di argilla raffiguranti gli antenati, dalla peculiarità del gusto del grossolano e del terrificante.
Un proverbio tradizionale è: "Ibos pend cor'a yo", ovvero "gli ibo si impiccano da soli".
Marcellus Okenwa Udugbor - professore di diritto storia ed istituzioni dei paesi africani nonché di diritto musulmano nei paesi islamici all'Università Lateranense, Città del Vaticano