Il secondo di questi volumi era completato da dieci opere scritte da lui con cui esordì nella letteratura: gli Idylles.[2]
Longepierre si dedicò anche alla composizione di quattro tragedie, tra le quali menzioniamo Médée (1694) che rimase nel repertorio della Comédie-Française per oltre un secolo, incentrata sui conflitti psicologici e sullo stileraciniano.[1]
La tragedia Médée, ispirata a Euripide e a Seneca, semplice ed emozionante per il suo stile ellenizzante, evidenziò oltre all'adesione allo stile raciniano, anche le intenzioni di correggere le imperfezioni presenti nella Médée di Pierre Corneille.[3]
Verso la fine di settembre 1728 la Médée di Longepierre fu ripresa grazie a mademoiselle Balincourt ottenendo un grandissimo successo. La sua opera risultò la versione teatrale del mito più rappresentata nel XVIII secolo, anche grazie alle bravura di giovani attrici, quali Mademoiselle Dumesnil e la rivale Madame de Clairon.[3]
«Per tutta la Querelle, che si tratti di Euripide o d'Omero, sotto Luigi XIV sono i sostenitori degli antichi ad accettare ciò che è vivo, sconcertante, stravolgente nella rappresentazione della vita umana dei poeti antichi, mentre i moderni sono favorevoli a convenzioni morali ed estetiche uniformi e conformistiche.[4]»
Dopo la sua morte, il cardinale di Noailles ereditò la sua preziosa biblioteca.[2]
Longepierre era famoso per la sua collezione di libri legati in marocchino o più semplicemente in pelle, decorati sul dorso e sui piatti con un piccolo toson d'oro.[2]
Dopo la Rivoluzione francese questi preziosi libri si dispersero e la maggior parte di essi giunse in Inghilterra, divenendo un oggetto ricercato da tutti i collezionisti francesi del XIX secolo.[2]
^ M. Fumaroli, La Querelle des Anciens et des Modernes, Parigi, 2001, pp. 167-168.
Bibliografia
(FR) Anne Armand, Marc Baconnet, Patrick Laudet e Isabelle Mimouni, Les plus belles pages de la littérature française, lectures et interprétations, Parigi, Gallimard, 2007.
(FR) Denis Diderot, Encyclopédie ou Dictionnaire raisonné des sciences, des arts et des métiers, I, Parigi, Briasson, 1751.
(FR) Denis Diderot, Le fils naturel, ou Les épreuves de la vertu, comédie en cinq actes et en prose, avec l'histoire véritable de la pièce, Amsterdam, 1757, pp. 202–203.
(FR) Joseph de La Porte, La France littéraire, I, Parigi, Veuve Duchesne, 1769, p. 309.
(FR) R. Portalis, B. de Requeleyne, baron de Longepierre, Parigi, 1905.
(FR) Michel Prigent, Histoire de la France littéraire, Parigi, Presses universitaires de France, 2006.
(FR) Gustave Vapereau, Hilaire-Bernard de Longepierre, in Dictionnaire universel des littératures, II, Parigi, Hachette, 1876.