È noto per aver organizzato la prima spedizione italiana che ha scalato l'Everest nel 1973,[2] e la prima spedizione italiana, e la seconda al mondo dopo Wally Herbert, ad aver raggiunto via terra il polo nord, piantando il tricolore il 19 maggio 1971.[3]
Biografia
Nacque da Franco Monzino, fondatore dei grandi magazzini Standa, e da Matilde Alì d'Andrea-Peirce, nobildonna siciliana. Passò l'infanzia a Moltrasio, sul lago di Como, dove la famiglia possedeva una villa[1].
Dopo aver concluso il liceo classico, iniziò a lavorare nell'azienda del padre divenendo direttore generale, carica che ricoprì sino al 1966 quando il gruppo fu rilevato dalla Montedison. Alla metà degli anni cinquanta, quasi per caso, iniziò la sua passione per la montagna: in seguito a una scommessa salì il Cervino, accompagnato dal celebre alpinista Achille Compagnoni[1][4].
Fu successivamente autore di grandi imprese alpinistiche e sociali: 21 spedizioni in tutto il mondo, fra cui la prima e fino ad oggi unica impresa che ha raggiunto il Polo Nord con slitte trainate da cani e con equipaggiamento originale confezionato dagli eschimesi di Qaanaaq nel 1971; la prima ascensione italiana all'Everest nel 1973; il lascito al FAI[5] della straordinaria Villa Balbianello[6] sul lago di Como; la donazione di una tenuta al Governo cileno per l'ampliamento del Parco del Cerro Paine, la realizzazione del Rifugio Monzino per le guide di Courmayeur che dedicò al padre Franco Monzino.[7][8]
Morì a Milano per un infarto,[9] e la sua tomba si trova al Balbianello.[10]
Le sue spedizioni, condotte senza lesinare tempo e denaro, erano caratterizzate dalla meticolosa organizzazione; Monzino «era solito organizzarle di persona, studiandone nei minimi dettagli problemi di logistica ed equipaggiamento».[11]