Fotoreporter e ritrattista francese di origini tedesche. Nel 1991 è stata la prima fotografa donna ad essere ospitata con una retrospettiva al Musée National d'art Moderne a Parigi, Centro Georges Pompidou[1]. Si può affermare che i suoi ritratti facciano parte significativa della "letteratura" della fotografia del Novecento[2].
Biografia
I suoi genitori, Jiulius (1870-1941) e Clara Dresel (morta nel 1947) erano mercanti di tessuti, una ricca coppia ebraica berlinese. Il padre era anche appassionato e collezionista di fotografia e scultura, in particolare di Karl Blossfeldt. Così comprò alla figlia una Voigtländer 6x9 nel 1925 e nel 1929, come regalo di diploma, una Leica[3].
I suoi studi proseguirono all'Università di Friburgo in Brisgovia nel 1931 in cui si applicò in storia dell'arte. Passò quindi alle scienze sociali presso quella sarà universalmente conosciuta come la Scuola di Francoforte, anche se i suoi docenti non usarono mai per sé stessi tale definizione. Infatti attorno all'Università di Francoforte, a partire dal 1923, cominciarono a riunirsi pensatori, sociologi, filosofi di orientamento marxista che tentarono di capire come mai, alla luce del fallimento della rivoluzione bolscevica, nonché dell'avanzata del fascismo sia in Italia che in Spagna, che cosa Marx non avesse previsto[1].
La situazione però stava rapidamente degenerando, con i nazisti ormai al potere in Germania: infatti, nel marzo 1933 Hitler era salito ufficialmente al potere. Così, Benjamin e Freund, con i negativi legati al corpo, per poter passare la frontiera, fuggirono in Francia. Lei continuò i suoi studi alla Sorbona mentre lui proseguì a scrivere di arte del XIX e XX secolo.
Nel 1935 Freund conobbe due personaggi che ebbero una certa risonanza nella sua vita: Sylvia Beach della libreria americana Shakespeare and Company e, soprattutto, Adrienne Monnier della Maison des Amis des Livres. Per poter restare legalmente in Francia, perché ottenesse un visto, Adrienne Monnier nello stesso anno le organizzò un matrimonio di convenienza con Pierre Blum. I due divorziarono ufficialmente dopo la guerra nel 1948.
E fu Monnier che pubblicò l'innovativa dissertazione di laurea di Freund sulla fotografia nella Francia del diciannovesimo secolo, la prima tesi di questo genere ad affrontare il valore e l'importanza della fotografia come forza sociale e democratica. È grazie a lei se è entrata in contatto con Life che poteva pubblicare foto a colori mentre nessuno in Francia era in grado di farlo. Si trattava di un lavoro sulla depressione dell'Inghilterra del nord[3].
Con l'invasione nazista della Francia, grazie all'aiuto di André Malraux[4] su invito di Victoria Ocampo, direttrice del periodico argentino Sur, Freund varcò l'oceano in direzione Buenos Aires. Qui ebbe modo di conoscere e fotografare Jorge Luis Borges, Pablo Neruda e tanti altri[3]. Realizzò paesaggi sorprendenti per l'epoca della Patagonia e della Terra del Fuoco nel 1943[5]
Nel 1953 tornò definitivamente a Parigi. Nel corso della sua vita ha lavorato soprattutto per Life e Time, ma anche per la rivista svizzera Du, il londinese The Sunday Times, Paris Match
Nel 1947 Freund firmò un contratto con la Magnum Photos come collaboratrice per l'America Latina. Nel 1954 però fu proprio Robert Capa a costringerla a rompere qualsiasi legame con la Magnum perché gli Stati Uniti, in seguito al maccartismo imperante, la consideravano "persona non gradita", per le sue opinioni vicine al socialismo, poicé l'FBI l'aveva inserita in una lista nera[3][6].
Opere
La photographie en France au dix-neuvieme siècle, Parigi, La Maison des Amis des Livres, 1936
Francia, 1945
Guia Arquitectura Mexicana Contemporánea
Mexique precolombien, 1954
James Joyce a Parigi. I suoi ultimi anni, 1965
Le monde et ma camera, Denoël, 1970, ripubblicato nel 2006 - ISBN 978-2207257920
Flavell, M. Kay, Hai visto i loro volti: Gisèle Freund, Walter Benjamin e Margaret Bourke-White come cacciatori di teste degli anni Trenta, Berkeley, USA, 1994
Catalogue de l'œuvre photographique Gisèle Freund, Centre Georges Pompidou, 1991