Le notizie sulla sua vita sono piuttosto scarse. Sappiamo dagli archivi che nel 1450 teneva bottega a Pinerolo (ove è registrato come "maestro pittore"); nel 1472 era presente in Albenga assieme al fratello Giacomo, poi sino al 1500 si spostò con grande frequenza - esempio di atelier itinerante - lungo i crinali delle Alpi Marittime, firmando e datando le sue opere.
La firma (Presbiter Johes canavesis) posta sul polittico conservato alla Galleria Sabauda di Torino testimonia che, nel corso della sua vita, divenne sacerdote.
Gli furono affidate commesse relative a grandi cicli di affreschi le cui raffigurazioni pittoriche erano didatticamente pensate come "Biblia Pauperum" ad uso dei fedeli. Agli affreschi si aggiungevano talvolta richieste di polittici destinati a decorare gli altari.
Tra i cicli di affreschi eseguiti da Canavesio in Liguria va ricordato quello della chiesa di San Bernardo a Pigna (1482) (Imperia) con scene della Passione e del Giudizio Universale e l'affresco araldico del 1477 presso il palazzo vescovile di Albenga.
La sua opera più importante è il grandioso ciclo di affreschi (1491) dai colori smaglianti, posto nella cappella di Notre Dame des Fontaines vicino a Briga (La Brigue); vi troviamo, nell'arco trionfale, scene della Vita della Vergine e Infanzia del Cristo, mentre la Passione di Cristo occupa per intero le due pareti della navata ed il grande Giudizio Universale occupa la controfacciata della parete di ingresso.
Cresciuto nel contesto della pittura piemontese verso la metà del XV secolo, dominata dalla lezione gotica di Giacomo Jaquerio, Canavesio fece propri i canoni stilistici di una pittura religiosa che, per rispondere alla sua funzione pedagogica, deve rendere con immediata crudezza le passioni e dare forma grottesca alle malvagità dell'animo umano.
Il profilo artistico di Canavesio non va tuttavia confinato nella dimensione di un onesto frescante, che ripropone fuori tempo canoni stilistici ormai desueti. Egli si dimostra aggiornato sulla evoluzione delle pittura ligure avvenuta sulla scia di Vincenzo Foppa e per impulso, soprattutto, di Ludovico Brea; conosce la scuola provenzale dominata dalle figure di Enguerrand Quarton e di Barthélemy d'Eyck, e conosce (soprattutto attraverso opere a stampa di Israhel van Meckenem) l'arte nordica. Sorprende, nella inquietate rappresentazione del Giudizio Universale di Notre Dame des Fontaines, che la raffigurazione scheletrica della morte intenta ad abbracciare l'abisso infernale e la figura combattente di San Michele, siano una palese citazione tratta da tavole di analogo soggetto eseguite dai fiamminghi Jan van Eyck e Petrus Christus.
Bibliografia
Vittorio Natale, Non solo Canavesio. Pittura lungo le Alpi Marittime alla fine del Quattrocento, in Giovanni Romano (a cura di) Primitivi Piemontesi nei musei di Torino, Fondazione CRT, 1996
Veronique Plesch, Painter and priest: Giovanni Canavesio's Visual Rhetoric and the Passion Cycle at La Brigue, University of Notre Dame Press, 2006, 492p.
Luc Thevenon e Sophie Kovalesky, La Brigue, arts et monuments, Nice, Serre, 1990, 111p.
Padre Benoît Avena, Notre-Dame des Fontaines. La chapelle Sixtine des Alpes méridionales, Borgo San Dalmazzo-Cuneo, edizioni Martini, 1989
Elena Rossetti-Brezzi, Precisazioni sull'opera di Giovanni Canavesio: revisione critiche in Bollettino della Società Piemontese di Archeologia e di Belle Arti, 1964
Paolo Federici, Una labile traccia indelebile, edizioni 0111, 2007, 208p.