È stato uno dei più forti alpinisti francesi degli anni quaranta e cinquanta, con diverse prime salite e molte ripetizioni delle vie più difficili dell'epoca. La sua via del 1956 sulla parete sud dell'Aiguille du Midi, allora inviolata, è divenuta una via classica.
Iniziò ad arrampicare a 14 anni nelle falesie vicino a casa, presso le Calanques e alla montagna di Sainte Victoire. D'estate compì le prime ascensioni sul massiccio degli Écrins e sul Monte Bianco.
Nel 1937 si è iscritto al Club Alpino Francese (sezione alta Provenza).
Nel 1941 entra nella Jeunesse et Montagne, un'associazione nata dalla Armée de l'air, l'aeronautica militare francese, fondata da Valgaudemar. Qui conosce Lionel Terray che diventò suo compagno in molte scalate. Nel 1942, si trasferì poi a Chamonix dove lavorò nella fattoria del suo amico Lionel Terray, e poi divenne guida alpina. Nel 1944 divenne istruttore all'École nationale d'alpinisme, e nel 1945 entrò a far parte della Compagnie des guides de Chamonix, sotto la tutela di Alfred Couttet.
Sciatore modesto, guida all'estate, ma invece di essere un istruttore di sci in inverno, si cimenta nella scrittura.
Figlio di una modesta sarta, e sposato con la figlia di un architetto, i suoi suoceri gli fecero capire che doveva offrirgli un buon stile di vita, in modo che scelse per primi clienti facoltosi.
Sulla salita delle sei pareti nord, e su altre arrampicate realizzò nel 1955 il film documentario Étoiles et Tempêtes (Stelle e Tempeste). Il film vinse il Trento Filmfestival del 1955.[2]
Nel 1950 prende parte alla spedizione francese all'Annapurna I, la prima spedizione a raggiungere la vetta di un ottomila. Ne fanno parte gli alpinisti Maurice Herzog, Jean Couzy, Marcel Schatz, Louis Lachenal e Lionel Terray. Herzog e Lachenal raggiungono la vetta il 3 giugno. Non arrivò su in cima, ma con Terray, ha salvato Lachenal e Herzog, vincendo il Guy Wildenstein Award dell'Accademia dello Sport.
Nel 1958, è stato il regista dedicato alla montagna nel film della Walt Disney Pictures, Le Troisième Homme sur la montagne (1959), girato a Zermatt, in Svizzera, ai piedi del Cervino.
È stato un apprezzato scrittore di libri di montagna, come le guide sui massicci del Monte Bianco e degli Écrins e i racconti delle sue imprese.
Sono celebri inoltre alcune sue foto che lo ritraggono in piedi in cima ad aguzzi pinnacoli nel massiccio del Monte Bianco, come sulle Lame di Planpraz (copertina di Il massiccio del Monte Bianco - Le 100 più belle ascensioni) e sulla Aiguille de Roc.
Muore di cancro in ospedale a Bobigny il 31 maggio 1985 all'età di 64 anni[3]. La tomba di Gaston Rébuffat si trova nel cimitero di Chamonix-Mont Blanc.
Un anno prima della sua morte fu nominato ufficiale della Legion d'Onore.
La Montagne est mon domaine, Éditions Hoëbeke, collection Retour à la montagne 1994.
Le Massif du Mont-Blanc - Les 100 plus belles courses, Éditions Denoël, 1973.
Le Massif des Écrins - Les 100 plus belles courses, Éditions Denoël, 1974.
Calanques, Saint-Baume, Sainte-Victoire - Les 400 plus belles escalades et randonnées, Éditions Denoël, 1980.
Chamonix Mont-Blanc 1900, Éditions Grands Vents, 1983.
À la rencontre du soleil, Édition Sélection du Reader's Digest, 1971.
Les 100 plus belles courses - le massif du Mont-Blanc, Éditions Denoël, 1973.
Les 100 plus belles courses - le massif des Écrins, Éditions Denoël, 1975.
Les 100 plus belles courses et randonnées - les Calanques, massif de la Sainte Baume et Sainte Victoire, Éditions Denoël, 1980.
Film
1953 : Des hommes et des montagnes, court métrage documentaire de Jean-Jacques Languepin et Gaston Rébuffat
1953 : Flammes de pierres tourné en 1953.
1955 : Étoiles et Tempêtes réalisé en 1955 par Gaston Rébuffat, images de Georges Tairraz avec Maurice Baquet. Film en couleur, Grand Prix du festival de Trente.
1961 : Entre Terre et Ciel réalisé en 1961 par Gaston Rébuffat, images de Georges Tairraz et Pierre Tairraz. Film en couleur, Grand Prix du 10e festival international du film de montagne et d'exploration de Trente, en Italie.
1974 : Les horizons gagnés réalisé en 1974 par Gaston Rébuffat, images de René Vernadet.