Filippo di Dampierre (tra il 1251 e il 1260 – 1308) fu conte di Chieti e di Loreto. Partecipò come cavaliere alla guerra contro gli aragonesi al fianco degli angioini, accanto ai guelfi agli scontri in Toscana contro i ghibellini e come comandante delle truppe fiamminghe alla guerra contro Filippo il Bello.
Biografia
Figlio cadetto del conte di Fiandra, Guido di Dampierre, e di sua moglie Matilde di Béthune, fu avviato alla carriera ecclesiastica e intraprese gli studi teologici a Parigi.[1]
Carlo d'Angiò, che si era già avvalso dell'aiuto militare di suo padre Guido nella crociata di Tunisi e di suo fratello Roberto nella battaglia di Benevento, quando i suoi parenti decisero di tornare in Fiandra nel 1283 convinse Filippo ad abbandonare lo stato ecclesiastico e a seguirlo a Napoli.[1]
Filippo fu armato cavaliere e gli fu data in moglie Matilde di Courtenay, orfana del conte Rodolfo, che gli portò in dote alcune signorie in Francia e la contea di Chieti; ebbe poi da Carlo II la contea di Loreto, tolta allo svevo Corrado di Antiochia.[1]
Partecipò con la flotta angioina allo scontro navale del 1287 contro gli aragonesi guidati da Ruggiero di Lauria, ma fu preso in ostaggio e fu liberato solo dopo il pagamento di un riscatto. Prese poi parte accanto alla guelfa Firenze alla guerra del 1289-1293 contro le ghibelline Pisa e Arezzo.[1]
Rimasto vedovo nel 1301, sposò Filippina de Milly, vedova di Ugo di Sully, che gli diede il primo erede, Luigi.[1]
Allo scopo di accrescere i propri possedimenti, arrivò spesso a usurpare terre e violare libertà e privilegi delle città demaniali. Il suo atteggiamento suscitò gravi malcontenti a Lanciano, che ricorse al re per difendere i suoi diritti: Filippo aggredì i deputati di Lanciano e uno di essi rimase ucciso, causando una ribellione contro la sua autorità.[1]
Intanto il re di Francia aveva fatto imprigionare suo padre Guido e suo fratello Roberto e aveva esteso il suo dominio sulla Fiandra: ma a partire dal 1302 a Bruges scoppiò una rivolta contro l'occupazione francese e due fratellastri di Filippo, Guido e Giovanni, si misero a capo delle truppe ribelli. Filippo ottenne da Carlo II il permesso di unirsi alla guerra dei fratellastri contro il re di Francia e diede prova di grande capacità militari alla guida dell'esercito fiammingo e, allo stesso tempo, mostrò una notevole abilità diplomatica: fu però sconfitto nella battaglia di Mons-en-Pévèle.[1]
Nel frattempo Carlo II, che disapprovava l'intervento in armi di Filippo contro il re di Francia, approfittando dell'assenza del suo feudatario oltre i limiti di tempo consentiti, nel febbraio 1303 confiscò tutti i suoi possedimenti.[1]
Filippo tornò nel regno di Napoli nel 1305, ma i suoi domini erano ormai limitati ai pochi territori ricevuti in dote dalla seconda moglie: per mantenere il suo stile di vita, si indebitò notevolmente. Fece testamento nel febbraio 1308 e morì poco tempo dopo.[1]
Ascendenza
Note
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