La elleborina di Savelli (Epipactis leptochila var. savelliana (Bongiorni, De Vivo & Fori) P.Delforge) è una piccola pianta erbacea perenne dai delicati fiori, appartenente alla famiglia delle Orchidacee.[1]
Etimologia
Il termine Epipactis si trova per la prima volta negli scritti di Dioscoride Pedanio (Anazarbe in Cilicia, 40 circa - 90 circa) che fu un medico, botanico e farmacista greco antico che esercitò a Roma ai tempi dell'imperatore Nerone. L'origine di questo termine è sicuramente greca, ma l'etimologia esatta ci rimane oscura (qualche testo lo traduce con “crescere sopra”). Sembra comunque che in origine sia stato usato per alcune specie del genereHelleborus[2]. In tempi moderni il nome del genere fu creato dal botanico e anatomista germanico Johann Gottfried Zinn (1727 – 1759), membro tra l'altro dell'Accademia delle Scienze di Berlino, in una pubblicazione specifica sul genere Epipactis nel 1757.
L'epiteto specifico (savelliana) è in onore al botanico forlivese P.R. Savelli (1939 – 1997).
Descrizione
È una pianta erbacea perenne alta da 20 a 30 cm. La forma biologica di questa orchidea è geofita rizomatosa (G rizh), ossia è una piante con un particolare fusto sotterraneo, detto rizoma, che ogni anno si rigenera con nuove radici e fustiavventizi. Queste piante, contrariamente ad altri generi delle orchidee, non sono “epifite”, ossia non vivono a spese di altri vegetali di maggiori proporzioni (hanno cioè un proprio rizoma).
Radici
Le radici sono secondarie da rizoma.
Fusto
Parte ipogea: la parte sotterranea consiste in un breve rizoma.
Parte epigea: la parte aerea è eretta e gracile a sezione cilindrica. La parte superiore può essere pubescente (peluria biancastra), mentre quella basale è glabra. I fusti di solito sono isolati.
Foglie
Le foglie (sono poche, da 3 a 4) a disposizione spiralata sono intere a forma ovato-lanceolata con apice acuto (quelle superiori sono progressivamente più piccole); sono sessili e appena amplessicauli. La lamina è percorsa da diverse nervature longitudinali (lamina quasi scanalata) con i bordi ondulati.
Infiorescenza
L'infiorescenza è un racemo terminale e lasso, con 9 – 15 fiori pedicellati brevemente. Alla base del pedicello sono presenti delle brattee erbacee a forma ovato-lanceolata; le superiori sono incavate. I fiori sono resupinati, ruotati sottosopra tramite torsione del pedicello. Il colore del pedicello è verde chiaro.
Perigonio: il perigonio è composto da 2 verticilli con 3 tepali ciascuno (3 interni e 3 esterni) di forma ovato-lanceolata, carenati e ripiegati in avanti. Il primo verticillo (esterno) ha 3 tepali di tipo sepaloide (simili ai sepali di un calice) ed hanno l'apice acuto. Nel secondo verticillo (interno) il tepalo centrale (chiamato “labello”) è notevolmente diverso rispetto agli altri due laterali che si presentano più o meno uguali ai tepali esterni.
Labello: il labello è diviso in due sezioni; la porzione posteriore del labello (basale, chiamata ipochilo) è concava, mentre quella anteriore (apicale, chiamata epichilo) è più allargata (quasi a forma triangolare) con apice appuntito. La colorazione del labello è verde-giallastro con sfumature rosa. Nel mezzo tra l'ipochilo e l'epichilo è presente una strozzatura allargata che collega le due parti. Il labello è inoltre privo di callosità evidenti e non è speronato come in altri generi e l'ipochilo è debolmente nattarifero. Lunghezza del labello: 8 mm.
Ginostemio: lo stame con la rispettiva antera biloculare è concresciuto con lo stilo e forma una specie di organo colonnare chiamato ginostemio[5]. Il colore di questo organo è fondamentalmente giallo-biancastro nella parte apicale e rosa-chiaro alla base. Il polline è più o meno incoerente (friabile e polverulento) distribuito su masse cerose polliniche bilobe (una per ogni loculo dell'antera); queste masse sono prive di “caudicole” (filamento di aggancio all'antera). Il rostello in questa pianta è atrofizzato e quindi il viscidio non è funzionante. L'ovario è infero, piriforme-globoso ed è formato da tre carpelli fusi insieme, sorretto da un peduncolo di colore verde.
Fioritura: da luglio a agosto.
Frutti
Il frutto è una capsulaobovoide (o esagonale) a più coste. Anche le capsule, come i fiori, sono orizzontali o pendule. Nell'interno sono contenuti numerosi minutissimi semi piatti. Questi semi sono privi di endosperma e gli embrioni contenuti in essi sono poco differenziati in quanto formati da poche cellule. Queste piante vivono in stretta simbiosi con micorrize endotrofiche, questo significa che i semi possono svilupparsi solamente dopo essere infettati dalle spore di funghi micorrizici (infestazione di ife fungine). Questo meccanismo è necessario in quanto i semi da soli hanno poche sostanze di riserva per una germinazione in proprio.[6]
Biologia
In queste piante la riproduzione può avvenire tramite l'impollinazione anche se sono poco nettarifere e il rostello dopo la fioritura non è più vischioso (i vari insetti pronubi frequentano ugualmente questi fiori sperando di trovare del nettare); in effetti le “Elleborine savelliane” vengono considerate quasi del tutto autogame.
Distribuzione: l'areale di questa pianta è ancora allo studio, per il momento si conosce una sola stazione alla base della Majella.
Habitat: l'habitat tipico di queste orchidee sono i boschi di faggete, in zone ombreggiate.
Distribuzione altitudinale: sui rilievi queste piante si possono trovare da 900 fino a 1000 ms.l.m.; frequentano quindi il piano vegetazionale collinare.