La serie italiana iniziò con la pellicolaEmanuelle nera (1975) di Albert Thomas, pseudonimo del regista Adalberto Albertini. L'Emanuelle italiana ha una sola emme nel nome ed è una fotoreporter interpretata dall'attrice indonesianaLaura Gemser. Quest'ultima esordì al cinema l'anno precedente nel film Amore libero - Free Love interpretando la protagonista Janine e facendosi già allora accreditare come Emanuelle al fine di cavalcare l'onda del successo del film francese uscito poco tempo prima. Inoltre nel 1975 ebbe un piccolo ruolo in Emmanuelle l'antivergine, secondo capitolo della saga originale francese, in cui interpretò il ruolo di una massaggiatrice. Anche nel primo film della serie italiana Laura Gemser fu accreditata semplicemente come Emanuelle e fu solo a partire dai capitoli seguenti che poté utilizzare il suo vero nome. In seguito al successo della serie di Emanuelle nera, Amore libero venne distribuito all'estero come The Real Emanuelle o Emanuelle... Amor libre.
La serie di Emanuelle nera divenne realmente popolare con il film successivo, Emanuelle nera - Orient Reportage diretto da Joe D'Amato nel 1976.[1] Basato su un copione di Piero Vivarelli e Ottavio Alessi incentrato sulla figura di Oriana Fallaci, il distributore Edmondo Amati decise di cambiare titolo e protagonista.[2] Contemporaneamente Albertini diresse Emanuelle nera nº 2, ma al posto della Gemser, ormai co-optata da D'Amato, come protagonista venne scelta Shulamith Lasri, una modella d'origine orientale mai più apparsa altrove. D'Amato diresse quasi tutti gli altri episodi e definì i tratti distintivi di Emanuelle: una donna forte e indipendente, che viene coinvolta in varie inchieste come la tratta delle bianche o le perversioni sessuali. La Gemser diventerà una vera e propria icona del genere erotico italiano.[1]
I film disponevano di un discreto budget e furono girati in paesi diversi, tanto che nel lungometraggio Emanuelle - Perché violenza alle donne?, Emanuelle fa il giro del mondo. I film sono una contaminazione di più generi, dall'erotico al porno, dallo spionistico all'horror, come in Emanuelle e gli ultimi cannibali dove la protagonista è alle prese con i cannibali. La serie ebbe un gran riscontro ai botteghini: Emanuelle nera incassò 935 milioni di lire, Emanuelle in America 636 milioni, Emanuelle e gli ultimi cannibali 563 milioni.[1] Nati softcore, cioè senza scene di sesso esplicito, alcuni di loro vennero "rinforzati" con scene hard fatte appositamente per i mercati nord europei e in cui non comparivano né la Gemser né gli altri attori principali, a partire da Emanuelle in America (ma già in Emanuelle nera - Orient Reportage avevano girato scene hard),[1] di cui si ricorda la scioccante sequenza di tortura ad un gruppo di giovani donne (presente adesso anche nel DVD italiano), fatta all'epoca passare per un vero snuff movie.[1]
La "via italiana" ora è spesso più celebrata di quella francese.[1]
Film apocrifi
Come successe per Django e altri personaggi di successo del cinema italiano, anche Emanuelle nera, pur essendo nata come apocrifo del personaggio francese, diede vita ad una serie di film (spesso a bilancio ristretto) il cui aggancio con la serie originale spesso si fermava al titolo o al nome della protagonista. Il titolo più famoso rimane Emmanuelle bianca e nera (con due emme), uscito nel 1976 in cui non recitò Laura Gemser.[1] La Gemser interpretò un personaggio chiamato sempre Emanuelle in Velluto nero (1976), Suor Emanuelle (1977) o I mavri Emmanouella (film greco del 1980 noto in Italia come Sexy Moon), film che non hanno nulla a che vedere con Emanuelle nera.
Si tentò inoltre di lanciare un personaggio simile, Emy Wong, col film Il mondo dei sensi di Emy Wong, noto internazionalmente come Yellow Emanuelle, del 1977 diretto dal già citato Bitto Albertini (qui firmatosi Albert Thomas), con protagonista l'attrice cinese Chai Lee (nata a Canton). Tuttavia il progetto nacque per non andare oltre questo episodio, dal momento che alla fine del film la protagonista si suicida.