In araldica l'elmo ricorda cavalleria e imprese militari. Negli stemmi compaiono sia l'elmo medievale che quello romano e anche, più raramente, elmi di altra epoca o foggia.
Elmo nel timbro dello scudo
Quando l'elmo è utilizzato come timbro dello scudo, può indicare il grado di nobiltà del titolare dello stemma e, in tal caso, si può fare riferimento alle affibbiature. L'elmo è costruito in acciaio che, secondo le convenzioni araldiche, è dorato per le famiglie reali, argentato per le famiglie nobili e brunito per le famiglie di cittadinanza e borghesi.[1]
Italia
Le forme degli elmi di nobiltà regolamentate nel Regno d'Italia dalla Regia Consulta Araldica sono:[2]
- elmi di famiglia reale: dorati, ventaglia alzata e bavaglia abbassata (l'insieme della ventaglia e della bavaglia costituisce la visiera), posizione di fronte (o in maestà);
- elmi di famiglia nobile: argentati, ventaglia chiusa e bavaglia aperta, gorgiera fregiata di collana e medaglia, posizione di pieno profilo o di tre quarti a destra (possono portare l'elmo in maestà gli insigniti del titolo nobiliare il cui scudo sia fregiato dal manto);
- elmi di famiglia di cittadinanza e borghese: abbrunati, visiera chiusa, nessuna collana e nessuna medaglia, posizione di pieno profilo a destra (portano l'elmo in posizione di pieno profilo a sinistra i figli bastardi). Nell'araldica italiana esso può disporre di un numero variabile di penne: 5 per le famiglie di antica cittadinanza comunale e 3 per le famiglie borghesi.
Araldica militare italiana
Nell'araldica militare italiana:
Note
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