Nacque a Trieste il 19 giugno 1886,[1] figlio di Richard, un ufficiale della k.u.k. Kriegsmarine che in seguito raggiunse il grado di ammiraglio. Dopo aver conseguito il diploma presso la scuola secondaria militare inferiore di Güns nel 1900 entrò nell'Accademia navale (Marineakademie) di Fiume da cui uscì nel 1904 come guardiamarina.[2]
Cadetto nel 1907, dopo aver compiuto vari imbarchi su unità di superficie il 1 novembre 1908 fu nominato Fregattenleutnant.[1] Tra il 1908 e il 1909 portò a termine un corso per ufficiale sommergibilista ed esperto nell'uso dei siluri, venendo assegnato in servizio presso la Stazione di Pola nell'ottobre 1909.[2] Per aver salvato da sicuro annegamento a Fiume un marinaioitaliano, il 1 marzo 1911 fu insignito della Medaglia d'argento al valor di marina. Dopo aver prestato servizio sul sommergibile U-5,[3] il 6 dicembre 1912 si trasferì sullo U-6,[4] e divenuto Linenschiffleutnant 1º gennaio 1913, il 30 agosto dello stesso anno assunse il comando della torpedinieraTB-16.[5]
Nel febbraio 1915 l'U 12 si portò davanti alle coste del Montenegro dove, di fronte ad Antivari, fu attaccato con il lancio di due siluri da un sommergibile francese, e una volta schivati contrattaccò lanciandone a sua volta altri due che andarono a vuoto ma costrinsero l'unità nemica ad allontanarsi ad alta velocità.
Lo U-12 rientrò a Cattaro dopo aver catturato due velieri montenegrini e in quella base, il 28 marzo 1915, l'intero equipaggio fu decorato a bordo della corazzata Monarch. Tre giorni dopo l'U-12 salpò nuovamente, e in quella crociera offensiva fermò e catturò cinque trabaccoli montenegrini che furono poi rimorchiati a Cattaro.
Il 28 maggio 1915, all'altezza di Capo Salvore, avvistò un piroscafo che navigava oscurato e che quindi, ritenuto nemico, fu immediatamente attaccato senza alcun preavviso, causando la morte di 22 persone con solo due superstiti, con il lancio di due siluri.[1] Si trattava del piroscafo grecoVirginia da 1.065 tonnellate,[1] appartenente a una nazione neutrale, e che per di più era stato fermato e controllato due giorni prima dal sottomarino U-5 e lasciato libero di proseguire. Tale gravissimo incidente fu volutamente ignorato dalle autorità austro-ungariche.
Sempre deciso ad essere insignito della Croce di Cavaliere dell'Ordine militare di Maria Teresa concepì un audace piano per penetrare all'interno della base navale di Venezia con il suo sottomarino, al fine di attaccare le unità navali italiane ivi presenti. Dopo aver effettuato alcune riparazioni a Pola, con lo U-12 si portò a Trieste da dove salpò[N 2] il 7 agosto 1915.
L'8 agosto mentre tentava di forzare le ostruzioni che impedivano l'accesso alla rada, lo U-12 colpì in immersione una mina appartenente al campo minato "G"[11] vicino a Malamocco e affondò rapidamente, senza alcun superstite tra i membri dell'equipaggio.[12] Le autorità italiane furono informate dell'avvistamento di una colonna d'acqua alzatasi dalla superficie che faceva pensare all'esplosione di una mina, e una volta accertata la presenza del sommergibile affondato decisero di recuperarlo, cosa che avvenne in gran segreto nel dicembre 1916.[11] I resti mortali dell'equipaggio vennero seppelliti il 18 gennaio 1917 nel cimitero dell'isola di San Michele,[11] e il battello fu identificato anche grazie al ritrovamento della Medaglia d'argento al valor di marina che riportava il nome di Egon Lerch e la data di assegnazione. Nel 1921 il Capitolo dell'Ordine militare di Maria Teresa lo insignì della Medaglia d'onore al valor militare in oro per ufficiali.[2]
^L'ammiraglio Haus gli rimproverava di non aver condotto un secondo attacco che poteva rivelarsi decisivo, ma il suo comportamento nell'azione fu difeso dal comandante della flottiglia sommergibili (7 navi), il capitano di corvetta di Zagabria Franz Anton Aloys von Thierry.
^Tenne nascosto ai suoi superiori la sua intenzione di forzare il porto di Venezia, e confidò tale idea al suo amico pilota Goffredo de Banfield che gli indicò la rotta che egli riteneva più sicura.
(EN) Günter Bischof, Ferdinand Karlhofer, Nicole-Melanie Goll e Samuel R. Williamson, ‘Our Weddigen.’ On the Construction of the War Hero in the k.u.k. Army.: The ‘Naval Hero’ Egon Lerch as an Example, in 1914: Austria-Hungary, the Origins, and the First Year of World War I, New Orleans, Univertity of New Orleans Press, 2014.
(DE) Die Unterseeboote Österreich-Ungarns, Graz, ADEVA, 1981, ISBN3-201-01151-7.
(DE) Karl Gogg, Österreichs Kriegsmarine 1848-1918, Salzburg, Verlag das Bergland-Buch, 1974, ISBN3-7023-0042-2.
Paul G. Halpern, La grande guerra nel Mediterraneo Vol.1, Gorizia, Libreria Editrice Goriziana, 2008.