Il ducato di Ferentillo fu un piccolo feudopontificio, incavato nel territorio dello Stato della Chiesa e assegnato alla famiglia Cybo nel 1484. Nato come contea, ebbe una durata di 246 anni.
Il futuro politico ed artistico del borgo di Ferentillo, sito in zona aspra e montuosa della Valnerina, ma lungo l'antica strada che conduceva a Roma, fu caratterizzato dalle vicende della famiglia Cibo, feudataria degli otto castelli che lo componevano, dal 1484.
La famiglia Cibo (scritto anche Cybo)[2], discendeva da un Giulio, arrivato dalla Grecia nella penisola italiana nel 580, per stabilirsi definitivamente a Genova.[3] Ma, ad elevare il rango della stirpe, fu l'elezione al soglio pontificio (1484-1492) di Giovanni Battista, già vescovo di Savona, il quale assunse il nome di Innocenzo VIII.
Lorenzo, famoso per il ritratto che gli fece, nel 1524, il Parmigianino, risiedette sempre lontano dal feudo, a Roma o soprattutto nella sua tenuta di Agnano nei pressi di Pisa, in perenne lite con la moglie per assicurarsi il governo dei suoi stati di Massa e Carrara. Quasi dimenticò la contea in Valnerina, governata da un vicario, se non per imporre ai ferentillesi una quota per offrire un sontuoso dono alla sorella Caterina che vi transitava per raggiungere Camerino, dove avrebbe sposato il duca Giovanni Maria Varano.[6]
La morte del padre Lorenzo nel 1549 e la tragica fine del fratello Giulio l'anno precedente, seguite dalla scomparsa di Ricciarda nel 1553, determinarono la successione in tutti i titoli di famiglia da parte di Alberico I, uomo capace e lungimirante che trovò il tempo anche di pensare a Ferentillo: il 23 luglio 1619 il papa Paolo V gli conferì il titolo di duca.[7]
Il nuovo reggente fece del borgo un'autentica entità territoriale autonoma dallo Stato Pontificio e dall'aggressività dei governanti di Spoleto. Fece costruire nuove chiese e palazzi e dotò il feudo, nel 1573, dello Statutum Status Ferentilli, ripartito in cinque sezioni e rivisitato, nel 1579, dal giureconsulto di PontremoliPietro Cavalli, in qualità di commissario generale e suo rappresentante. I vicari di solito risiedevano nel palazzo Montholon.[8]
Deceduto Alberico I, nel 1623, gli subentreranno altri cinque Cybo-Malaspina che si occuperanno poco di Ferentillo.
Infine, nel 1730, Alderano I prese la decisione di vendere l'avito feudo, per 16 500 scudi d'oro romani, al nobile Niccolò Benedetti di Spoleto, conte di San Michele (in Teverina), da cui lo erediteranno i Gabrielli di Montevecchio di Fano: i loro eredi ancora oggi si fregiano del titolo di duchi di Ferentillo.[9] A seguito della vendita di alcune parti del ducato (in particolare i castelli di Umbriano e di Precetto), nonché del tradizionale titolo comitale, con breve in data 1° ottobre 1847, il papa Pio IX insignì il gentiluomo francese Louis Desirée di Montholon-Semonville (1785-1863) del titolo di principe di Umbriano del Precetto e di conte di San Michele.[10][11] I territori dell'ex ducato furono annessi nel 1860 al regno di Sardegna e Ferentillo divenne quindi un comune nell'ordinamento del nuovo regno d'Italia.[12]
Feudatari Cibo e Cybo-Malaspina di Ferentillo (1484-1730)[13]
^ Pietro Cesarei, San Michele di Bagnorea – 27 ottobre, in L'Araldo. Giornale militare politico scientifico letterario, Anno II, n. 205, Napoli, 5 dicembre 1889, p. prima. URL consultato il 15 agosto 2024.
^ Cristiana Sargentini, Comune di Ferentillo, su SIUSA, revisione Rossella Santolamazza, Ministero della Cultura, 24 ottobre 2005. URL consultato il 19 agosto 2024.
Carlo Favetti, Ferentillo segreta. Storia di un Principato, Stampa Tipolito Visconti, Ferentillo 2005.
Claudio Giumelli-Olga Raffo Maggini (a cura di) (con contributi di Marco Baudinelli), Il tempo di Alberico 1553-1623. Alberico I Cybo-Malaspina, Pacini, Pisa 199i.
Paolo Pelù-Olga Raffo, Il Feudo di Ferentillo nel tempo di Alberico I Cybo Malaspina, Aedes Muratoriana, Modena 2009.
Luigi Staffetti, Giulio Cybo Malaspina, Aedes Muratoriana, Modena 1974.
Leone Tettoni-Francesco Saladini, La famiglia Cybo e Cybo Malaspina, Palazzo di S. Elisabetta, Massa 1997.