Era figlio del patriota Juraj Jurkovič e di sua moglie Emília, nata Jurkovičová. Il padre fu tra i fondatori della Matica slovenská e il nonno materno Samuel Jurkovič fu il fondatore del Circolo dei contadini di Sobotište, una delle prime cooperative agricole d'Europa.
Fra il 1874 e il 1878 frequentò la scuola evangelica di Brezová pod Bradlom, quindi fino al 1884 la scuola municipale magiara di Šamorín e il ginnasio inferiore di Sopron. Dal 1884 al 1889 proseguì gli studi alla scuola statale professionale di Vienna, con specializzazione nel settore edile, sotto la guida del professore Rudolf Feldscharek.
Lavorò negli studi degli architetti Blažej Bulla e Michal Urbánek[1], dove si perfezionò in architettura. Dopo la Prima guerra mondiale concepì le prime case prefabbricate, con le quali pensava di risolvere i problemi dell'edilizia slovacca. Nel 1921 si dedicò alla costruzione di edifici con mattoni di grande superficie. I suoi concetti pionieristici furono esposti nel volume Skladacie rodinné domy z pálených tehliarskych výrobkov ("Composizione di case unifamiliari con manufatti di mattoni cotti"), edito nel 1947. Fu il primo passo verso il prefabbricato.
A cavallo tra il XIX e il XX secolo l'architettura europea era percorsa da nuove tendenze, che presero le forme dello storicismo e dell'eclettismo. Queste due tendenze seguivano direzioni diverse e riflettevano concezioni delle abitazioni sia romantiche sia razionali. Forse il frutto più sorprendente è la passione per la tradizione, per i dettagli e per gli ornamenti. Dušan Jurkovič come architetto seguì le tendenze europee dell'architettura moderna della prima metà del XX secolo. Ricorse all'architettura popolare, conscio del suo valore. È considerato il fondatore della moderna architettura slovacca.
Nel 1887 visitò la mostra di ricami popolari a Martin, dove fu incuriosito dalla torre d'ingresso della "Porta slovacca" dall'architetto Blažej Bulla, presso il quale iniziò un breve praticantato l'anno successivo. Nel 1891, lavorò nell'ufficio progetti dell'architetto Michal Urbánek a Vsetín. Visitò Praga nel 1891 e l'anno seguente studiò l'architettura popolare della Valacchia morava e collaborò alla preparazione di una mostra etnografica a Vsetín, dove realizzò una mostra della sala valacca.
Durante gli anni 1892-1895 continuò i suoi studi sull'edilizia in legno e viaggiò molto principalmente nella Valacchia morava e nella Slovacchia occidentale. Nel 1895 i suoi sforzi culminarono nella realizzazione dell'Esposizione Etnografica cecoslovacca a Praga, che riscosse un grande successo. Questo aprirà le porte al primo grande incarico per la casa di montagna Radhošť a Frenštát, dove progettò una serie di edifici turistici sul monte Pustevny.
Nel 1899 si stabilì a Brno, operava già come architetto indipendente e apparteneva ai circoli intellettuali patriottici di Brno. Un anno dopo fu pubblicata la sua prima pubblicazione "Pustevne v Radhošti". Seguirono i suoi lavori in una villa di campagna per l'industriale Robert Bartelmus vicino a Nové Město nad Metují. Lì incontrò la sua futura moglie Božena Bartelmusová (1883-1965). Ancora prima, tuttavia, progettò e costruì un complesso di edifici termali a Luhačovice.
Due anni dopo iniziò a pubblicare una serie di quaderni dal titolo Práce lidu našeho ("Il lavoro del nostro popolo"): ne pubblicò in totale quattordici. Nel 1906 costruì la sua villa nel quartiere Žabovřesky di Brno, alla sua inaugurazione tenne una mostra delle suoi oggetti di design per interni. Nel 1910 divenne membro della Società di artisti figurativi Mánes di Praga. Tre anni dopo, divenne proprietario di una fabbrica di mattoni a Trnava, che gli diede la possibilità di tornare in contatto con la sua terra natale. Durante la prima guerra mondiale lavorò a Cracovia, dove progettò cimiteri e monumenti per il distretto di Żmigród nella Galizia occidentale.
Il ritorno in Slovacchia
Dopo la nascita della Cecoslovacchia tornò in Slovacchia e si stabilì a Bratislava. Divenne commissario per la conservazione dei monumenti artistici in Slovacchia. Nel maggio del 1919, fu incaricato di preparare la cerimonia funebre del generale Milan Rastislav Štefánik sulla collina di Bradlo. Poco dopo, iniziò a lavorare al progetto del mausoleo che rimane ancora oggi l'edificio più importante agli occhi del pubblico. Nel 1920 divenne membro onorario dell'Accademia del lavoro di Masaryk e iniziò ad occuparsi della questione della costruzione standardizzata di case in Slovacchia.
Nel periodo successivo della sua vita si impegnò come presidente generale della Conferenza artistica slovacca, per la conservazione del patrimonio archeologico e naturale della Slovacchia. Nel 1924 divenne presidente della Società del museo patriottico slovacco e cofondatore del Museo di Bratislava. Nel 1929 divenne presidente della scuola di arti e mestieri di recente istituzione a Bratislava e successivamente si occupò della costruzione standardizzata di edifici scolastici per la campagna slovacca. Tra il 1930 e il 1935 vinse un gran numero di premi in varie mostre d'arte in tutta Europa.
Negli anni Trenta Dušan Jurkovič affrontò la sfida di dare una soddisfacente espressione architettonica a un'opera tecnica situata in località estreme: nel 1936 e nel 1937 concluse i progetti delle stazioni della funivia di alta montagna tra Tatranská Lomnica e il picco Lomnický.
La seconda guerra mondiale e il dopoguerra
Per il suo 70º compleanno la Conferenza artistica slovacca organizzò una grande mostra di tutta la sua carriera. Durante la Seconda guerra mondiale sostenne la partecipazione dei suoi figli alla resistenza antifascista e personalmente reagì alla situazione con una serie di schizzi per memoriali. Nel 1946 partecipò a una conferenza a Londra sulla ricostruzione di luoghi distrutti e sulle possibilità di ricorrere ad abitazioni prefabbricate. Nello stesso anno, è riuscito a pubblicare il volume Skladacie rodinné domy z pálených tehliarskych výrobkov ("Composizione di case unifamiliari con manufatti di mattoni cotti").
Morì il 21 dicembre 1947 a Bratislava. Meno di un anno dopo, i suoi resti furono trasferiti nel cimitero di Brezová pod Bradlom.
Matúš Dulla, Henrieta Moravčíková, Architektúra Slovenska v 20. storočí, Bratislava, Slovart, 2002, ISBN 80-7145-684-5
Dana Bořutová, A. Zajková, Matúš Dulla: Dušan Jurkovič, súborný katalóg pri príležitosti súbornej výstavy architektonického diela, Bratislava, SAS 1993
Adolph Stiller, Štefan Šlachta: Architektúra Slovenska – impulzy a reflexie, kniha, Slovart, ISBN 3-7025-0473-7,