Nato a Conversano, vicino a Bari, figlio di Florenzo Jaja[2] ed Elisabetta Pinto, iniziò i suoi studi in seminario allo scopo di intraprendere la carriera ecclesiastica, ma nel 1860, dopo l'unificazione, si trasferì a Napoli, dove studiò sotto la guida di Francesco Fiorentino. Nel 1863 si spostò a Bologna, dove si laureò, per seguire il suo maestro.[3]
Il suo incontro filosofico principale fu con Bertrando Spaventa,[4] che conobbe a Bologna nel 1874, dopo aver insegnato nei licei di Caltanissetta e Chieti. Dal 1879, col trasferimento di Jaja al Liceo classico Antonio Genovesi di Napoli, i rapporti con Spaventa divennero regolari.[3] Nel 1882 conseguì la libera docenza e nel 1887 ottenne la cattedra di filosofia teoretica a Pisa, dove rimase fino alla morte.[5]
Donato Jaja non è stato mai considerato un pensatore particolarmente originale, ma ha avuto il merito storico d'introdurre il giovane Gentile allo studio di Hegel e Spaventa, merito che l'allievo riconoscerà sempre.[6]
Opere
Origine storica ed esposizione della Critica della ragion pura di E. Kant (1869)
Studio critico sulle categorie e forme dell'essere di A. Rosmini (1878)
Dell'apriori nella formazione dell'anima e della coscienza (1881)
L'unità sintetica kantiana e l'esigenza positivista (1885)