«Oggi che il sipario pare stia per calare sull'ultimo atto della più grande tragedia vissuta dagli uomini, noi alziamo la fronte verso il sole della nostra terra....preparandoci a proiettare al di là delle linee di combattimento, tuttora in fiamme, il credo della nostra priorità rivoluzionaria»
(Domenico Leccisi il 25 aprile 1945 su "Repubblica fascista"[4])
Leccisi l'11 aprile 1946 inviò una lettera al prefetto di Milano Ettore Troilo proponendo un compromesso politico che gettasse una "passerella tra Fascismo e antifascismo" ma a condizione che si procedesse alla scarcerazione dei fascisti ancora imprigionati a San Vittore e il permesso di celebrare una messa in suffragio dei caduti della Repubblica Sociale Italiana, in caso negativo si sarebbe riservato il diritto di incominciare la lotta in nome dei propri martiri[12]. La lettera inviata da Leccisi fu trasmessa al Ministero dell'internoGiuseppe Romita che, dopo il rinvenimento di alcune copie di Lotta fascista ordinò procedere all'identificazione degli animatori del gruppo[13].
Il trafugamento della salma di Mussolini
Venuto a conoscenza del luogo di sepoltura di Benito Mussolini, nella notte tra il 22 ed il 23 aprile 1946 si rese protagonista del clamoroso gesto del trafugamento della salma del Duce insieme a Rana e Parozzi[14]. Approfittando di una rivolta in corso nel carcere milanese di san Vittore che impegnava le forze dell'ordine, i tre penetrarono all'interno del cimitero di Musocco dove disseppellirono la salma e la portarono via con una carriola[14]. Leccisi raccontò, anni dopo, di aver appreso il luogo della sepoltura, che era tenuto segreto, da un ex prigioniero tedesco, mentre secondo la polizia il luogo della sepoltura del Duce era sì segreto, ma conosciuto da tutti[14]. Una volta trafugata, la salma fu custodita in un luogo segreto: secondo la testimonianza dello stesso Leccisi, fu portata a Madesimo, paese in alta montagna a poche ore da Milano[15]. L'azione portata a termine dalla squadra di Leccisi ebbe enorme risonanza nazionale ed il ministro Giuseppe Romita incaricò i migliori investigatori di venire a capo della faccenda. Già il 29 aprile fu arrestato Rana. Il 7 maggio Leccisi consegnò la salma a due frati minori del convento di Sant' Angelo di Milano[14] I due frati erano padre Enrico Zucca e padre Alberto Parini, quest'ultimo era fratello dell'ex Capo della Provincia di Milano Piero Parini.
Il 17 maggio la polizia arrestò altri sedici iscritti del Partito Democratico Fascista, ma Leccisi riuscì a dileguarsi in tempo ed il 30 maggio, in piazza del Duomo obbligò, alcuni operatori a far scrivere sulle insegne luminose una frase inneggiante al Duce e l'invito a leggere Lotta fascista[16]. Nel frattempo il cerchio attorno a Leccisi continuò a stringersi. Il 22 luglio altri tre iscritti al PDF furono arrestati e il 31 luglio anche lo stesso Leccisi[17], dopo che sulle sue tracce si era messa anche la Volante Rossa. Il questore di MilanoVincenzo Agnesina così gli si rivolse dopo l'arresto:
«Abbiamo vinto la corsa, per la sua cattura, con i criminali della Volante rossa e la squadra armata che opera clandestinamente all'interno dei corpi dei vigili urbani. Se lei fosse caduto nelle loro mani non sarebbe ora qui dinanzi a me.»
Il 12 agosto le spoglie di Mussolini furono recuperate dalle autorità[17] e trasportate nel convento dei cappuccini di Cerro Maggiore, vicino a Legnano, dove rimasero fino al 1957, quando il governo Zoli le restituì alla famiglia di Mussolini, consentendone la traslazione a Predappio.
Al termine della III Legislatura, nel 1963, il MSI dichiarò decaduta l'iscrizione di Leccisi, escludendolo dalle successive elezioni. Rientrato nel partito, fu poi consigliere comunale a Milano. Successivamente si ritirò a vita privata a Milano dove, negli ultimi anni della sua vita, si dichiarò contrario alla trasformazione dell'MSI-DN in Alleanza Nazionale. Morì ad 88 anni a causa di alcuni problemi respiratori e cardiologici, mentre era ricoverato al Pio Albergo Trivulzio.
Pubblicazioni
Con Mussolini prima e dopo Piazzale Loreto, Edizioni Settimo Sigillo, Roma, 1991
Note
^abGiuseppe Parlato, La sinistra fascista, Il Mulino, Bologna, 2000, p 309
^Mario Caprara e Gianluca Semprini, Neri, la storia mai raccontata della destra radicale, eversiva e terrorista, Edizioni tascabili Newton, Roma 2011, pag 71