Servi come governatore della Georgia per due mandati non consecutivi.
Biografia
Origini
Nacque a Muthill, in Scozia, nel 1766, da John Henry Mitchell ed Annie Brydie.[1] Nel 1782, alla morte dello zio David Brydie, proprietario terriero nelle Americhe, il sedicenne Mitchell emigrò a Savannah per reclamare l'eredità familiare. Affascinato dalla nuova nazione degli Stati Uniti, decise di stabilirvisi permanentemente per studiare legge e diventare avvocato. Si sposò con Jane Mills nel 1792 ed ebbe numerosi figli.[1][2]
Nel 1809 riuscì a sconfiggere il governatore uscente Jared Irwin, facendosi eleggere al suo posto dall'Assemblea georgiana per 61 voti a 41.[1][2] Durante il suo primo mandato favorì l'abolizione dei duelli in Georgia e rafforzò le finanze e le infrastrutture dello Stato, ancora in gran parte rurale.[1] Rieletto nel 1811 sempre sconfiggendo Irwin, l'approssimarsi della guerra con la Gran Bretagna lo spinse a rafforzare le difese della Georgia, e allo scoppio delle ostilità dispose il sequestro di tutte le navi inglesi ancorate nei porti statali.[1]
Non fu candidato alla rielezione nel 1813, ma venne chiamato a sostituire Peter Early appena due anni più tardi.[1][2] Durante il suo secondo mandato rese navigabili i fiumi Savannah e Oconee e dispose aiuti finanziari alla neonata Università della Georgia.[1]
Scandalo schiavista
Nel 1817 rassegnò anticipatamente le dimissioni da governatore della Georgia per diventare agente indiano presso i Creek dietro nomina di James Madison,[2] per succedere a Benjamin Hawkins.[1] Per i successivi quattro anni Mitchell riuscì a rafforzare le relazioni con i nativi americani, riportando la calma sulla turbolenta frontiera georgiana.[1]
Nel 1821 tuttavia scoppiò un grosso scandalo che lo coinvolgeva. Nel 1808 il governo statunitense aveva disposto l'abolizione della tratta degli schiavi, tuttavia molte navi negriere avevano continuato ad importarli e venderli illegalmente sfruttando funzionari conniventi. Emerse che Mitchell era proprio uno di questi, favorendone il transito dalla Georgia fino in Alabama, attraverso i territori dei Creek. Lo scandalo costrinse il presidente James Monroe a rimuoverlo dall'incarico, e per difendersi Mitchell pubblicò un pamphlet a sua discolpa.[1]
Ritiratosi a vita privata per alcuni anni, nel 1828 riprese la sua carriera giudiziaria, per poi tornare nel governo statale nel 1836. Morì l'anno successivo nel capoluogo Milledgeville, venendovi sepolto.[1][2]