Secondo la tradizione islamica la cupola sorge nel punto esatto in cui Maometto pregò prima di ascendere al cielo.
L'esperienza viene narrata in numerosi ḥadīth ed è ripresa nel Corano alle sure XVII:1, LIII:1-12 e LXXXI:19-25.
La narrazione inizia con Maometto che viene svegliato nottetempo dall'angelo Gabriele, fatto salire sul destriero alato Burāq e condotto a Gerusalemme. Qui il profeta intraprende la propria ascesa al cielo per mezzo di una scala (miʽrāg); attraversa gli otto cieli dove incontra un profeta in ognuno di essi, fino a raggiungere il trono di Dio, da cui riceve il Corano. Visita il Paradiso, l'Inferno e riceve spiegazioni da Gabriele. Tornato sulla terra, viene riportato alla Mecca dove tenta di convincere i propri concittadini della veridicità del suo viaggio[4].
Storia
Lo stile ed i materiali utilizzati risalgono all'epoca crociata. L'edificio faceva parte del Templum Dominicristiano e probabilmente fungeva da battistero[3]. Un'iscrizione araba del 1201 ricorda la completa riedificazione[5] e la contestuale conversione dell'edificio in un waqfislamico da parte del governatore di Gerusalemme 'Izz ad Din 'Othman ibn 'Ali Az Zanjili[2][3], dopo che la precedente struttura era stata quasi interamente distrutta[2].
Sotto la dominazione Ayyubide la cupola veniva chiamata Cupola del Profeta (da non confondere con l'attuale Cupola del Profeta) e fu solo in seguito - certamente entro il 1225[2] - che variò la propria denominazione in Cupola dell'Ascensione[2].
Architettura
La cupola, sulla cui sommità si trova una piccola torre, poggia su una struttura a base ottagonale. Originariamente, i lati dell'ottagono erano formati da archi ogivali aperti e fu solo in un secondo momento che vennero murati con lastre di marmo[2]. Gli archi sono supportati da un paio di colonne ciascuno. Il miḥrāb si trova nella facciata nord, mentre l'entrata in quella sud. Sopra la porta è riportata l'iscrizione che ricorda la restaurazione del 1200[2].