L'edificazione della chiesa di San Martino risale al periodo normanno e di questo periodo conserva buona parte della struttura. L'architettura dell'abside e delle colonne che la delimitano la datarebbero intorno al VI secolo d.C., tuttavia altri componenti come il rosone e il portale d'ingresso risalgono al 1300 - 1400, il che sembrerebbe frutto di vari restauri.[2]
La prima attestazione ufficiale di questa chiesa la si ha nel gennaio del 1389 quando il vescovo dell'arcidiocesi di Siracusa, Tommaso de Herbes, la nomina nel suo sinodo diocesano.[4]
Durante il terremoto del 1693 la chiesa subì diversi danni, soprattutto di natura statica.
Descrizione
Il portale, risalente all'età aragonese è in pietra calcarea con una profonda strombatura ampiamente modulata da fasci colonnine dagli eleganti capitelli con motivi floreali. La lunetta superiore è cieca, mentre nel paramento lapideo si nota un grande blocco di calcare su cui è inciso a lettere gotiche il monogramma di Cristo: IHS XHS. Sotto il monogramma, in un grande blocco di marmo, si nota lo stemma di Casa Aragona e la data MCCCXXXVIII, ovvero 1338; lo stemma, risalente ad epoca spagnola, è un'aggiunta posteriore rispetto all'incisione in alfabeto gotico.[4]
Il rosone originario fu distrutto durante il terremoto del 1693, è stato quindi ricostruito durante i restauri del 1905 – 1919. Mentre l'interno, a pianta basilicale con transetto, è a tre navate divise da pilastri. Nei pressi dell'abside due colonne sono sormontate da capitelli di origine classica.
^Arte e storia delle Madonie. Studi per Nico Marino, Voll. IV-V, p. 117; Storia dell'arte nell'Italia meridionale: Il Sud angioino e aragonese.
^Pagina 67, Giuseppe Maria Capodieci, "Tavole delle cose più memorabili della storia di Siracusa avanti Gesù Cristo" [1], Messina, Giuseppe Fiumara, 1821.