Il fiume Ciane (in greco antico: Kyanòs?, Κυανός; in latinoCyăne) è un breve corso d'acqua della Sicilia orientale che nasce dalle sorgenti Pisma e Pismotta, il quale sgorga ai piedi del Cozzo Pantano e, dopo un breve percorso, sfocia nel Porto Grande di Siracusa assieme all'Anapo e al Mammaiabica. È un fiume perenne alimentato anche nel periodo estivo, ciò ha contribuito al nascere degli insediamenti umani nel territorio circostante[1].
Storia
Il nome Ciane deriva dal greco cyanos (κυανός), che significa "verde-azzurro"[1], e richiama il colore particolare delle acque e del papiro di queste zone. La sua fama è legata soprattutto alla presenza del papiro che cresce spontaneo nelle rive. Sembra che la presenza del papiro sul corso d'acqua risalga al III secolo a.C. quando arrivarono dall'Egitto alcune piante inviate da Tolomeo II Filadelfo all'amico e alleato Gerone II.
La prima segnalazione della presenza del papiro nel fiume Ciane risale al 26 marzo1760 da una lettera scritta dall'abate Salvatore Di Blasi allo studioso siracusano Cesare Gaetani, con la quale il Di Blasi ringraziava lo stesso per la splendida gita sul fiume per vedere i papiri. Poi dalla seconda metà del XVIII secolo esplose la curiosità dei viaggiatori riguardo al papiro[2].
Il primo ad approfondire le ricerche sullo sfruttamento del papiro e la sua lavorazione fu lo studioso locale Saverio Landolina che, già nel 1780 ne chiese il controllo e la tutela. A distanza di quasi due secoli, il Consiglio d'Europa includerà il papiro del Ciane nell'elenco dei biotopi di grande interesse naturalistico e, quindi, meritevole di massima tutela.
Quando il pittore Jean-Pierre Houël nel 1777, durante il suo viaggio in Sicilia per il grand tour vide il Ciane così descrisse le sue acque:
«Quando si è in un battello, su queste calme trasparenti si ha l'impressione, come per magia, di volare; si gode, inoltre, te lo spettacolo di vedere i pesci che giocano, girano in tondo o si attaccano i fondali. Si vedono mentre si nascondono sotto le piante, che sembrano composte di un tessuto di seta molto delicato: i pesci si credono ben al riparo dietro questa rete, ma il luccichio delle loro scaglie dorate o argentate le fa sembrare, in questo fondo trasparente, come fiori brillanti. Alcuni si smarriscono nella corrente del fiume è, allora, gettando della rete, si pescano più facilmente.»
(Jean Houël, Voyage pittoresque des isles de Sicile, de Malte et de Lipari, 1782-1787)