Chiesa di San Dionigi Vescovo e Sant'Emiliano

Chiesa di San Dionigi Vescovo e Sant'Emiliano
StatoItalia (bandiera) Italia
RegioneLombardia
LocalitàLonghena
Coordinate45°26′15.31″N 10°03′28.44″E
ReligioneCristiana cattolica di rito romano
TitolareSan Dionigi Aeropagita e Sant'Emiliano
Diocesi Brescia
CompletamentoXVIII secolo

La chiesa di San Dionigi Vescovo e Sant'Emiliano è la parrocchiale di Longhena, in provincia e diocesi di Brescia[1]; fa parte della zona pastorale della Bassa Occidentale.

Storia

Il 7 ottobre 1540 monsignor Annibale Grisonio, compiendo la sua visita, trovò che in centro a Longhena sorgeva una chiesa dedicata a San Dionigi, filiale della pieve di Brandico, e che l'antica cappella di Sant'Emiliano, abbandonata perché scomoda ai fedeli, era cadente[1].

Una quindicina di anni dopo il vescovo Domenico Bollani ordinò di restaurare la chiesa di Sant'Emiliano e di modificare la disposizione degli altari in quella di San Dionigi[1].

Nel 1572 il visitatore Cristoforo Pilati annotò che il parroco di Longhena era un certo Jacobus de Mericis e che si valutava se semplicemente chiudere la cappella di Sant'Emiliano oppure se demolirla e trasferire nella parrocchiale i paramenti lì contenuti[1]; otto anni dopo, nel 1580, anche l'arcivescovo di Milano Carlo Borromeo visitò la chiesa longhenese e l'anno successivo il presule ordinò che fosse chiusa la porticina del campanile, che venisse realizzata la sacrestia e che fossero rimossi gli alberi del camposanto[1].

Nella relazione della visita del vescovo Marino Zorzi, compiuta all'inizio del XVII secolo, si legge che il presule ordinò il rifacimento della pisside, la costruzione della sagrestia e il rinnovo dell pala dell'altare maggiore, affermando che se tali lavori non fossero stati eseguiti, egli avrebbe interdetto la chiesa[1].
Grazie ad un documento del 1655 e ad uno del 1677, scritio dal vescovo di Brescia Marino Giovanni Zorzi, si conosce che in quel periodo si stava procedendo all'ampliamento del coro[1].

Nel 1714 arrivò a Longhena il vescovo Giovanni Alberto Badoer, il quale annotò che la parrocchiale era stata riedificata da poco tempo; nel 1813 il vescovo Gabrio Maria Nava trovò la chiesa in buone condizioni[1].

Nel 1894 il vescovo Giacomo Maria Corna Pellegrini Spandre lamentava l'insufficienza della chiesa a contenere tutti i fedeli e, così, propose l'ampliamento dell'edificio tramite la realizzazione di due cappelle laterali, che furono in effetti costruite tra il 1901 e il 1908[1].

Descrizione

Facciata

La facciata a capanna della chiesa, che è a capanna, è tripartita da quattro lesene composite, sorreggenti la trabeazione e il timpano triangolare, sopra il quale c'è un acroterio; al centro s'aprono il portale maggiore architravato e timpanato e una finestra di forma rettangolare[1].

Annesso alla chiesa è il campanile, coronato dalla cuspide a base ottagonale, la cui cella è caratterizzato da quattro monofore[1].

Interno

L'interno si compone di un'unica navata, sulla quale si affacciano le cappelle laterali e le cui pareti sono abbellite da affreschi e scandite da lesene sorreggenti la cornice sopra cui s'imposta la volta a vela; al termine dell'aula si sviluppa il presbiterio, la cui pianta è di forma rettangolare, chiuso dall'abside semicircolare[1].

L'opera di maggior pregio qui conservata è l'organo, costruito nel 1921 da Ferruccio Pedrini; esso va a sostituire un precedente strumento, realizzato nel 1909 da Giovanni Tamburini, che a sua volta era stato costruito in sostituzione di un organo del 1739[2].

Note

  1. ^ a b c d e f g h i j k l Chiesa di San Dionigi Vescovo e Sant′Emiliano <Longhena>, su Le chiese delle diocesi italiane, Conferenza Episcopale Italiana. URL consultato il 22 gennaio 2021.
  2. ^ Longhena (BS) - ORGANO Pedrini 1921, su organibresciani.org. URL consultato il 23 gennaio 2021.

Voci correlate

Collegamenti esterni