La prima citazione di una chiesa a Castrocaro, alla quale era annesso un convento dei frati minori francescani, risale al 1280 ed è da ricercarsi nel testamento di Rinieri da Calboli[1].
In seguito, durante degli scontri bellici, la cappella venne distrutta e poi nel 1398 fu riedificata[2]; nel 1439 venne realizzata la sacrestia[1]. La chiesa fu oggetto di un rimaneggiamento nel 1520[1][2][3].
La consacrazione venne celebrata nel 1727 dal vescovo di Forlì Tommaso Torelli, mentre poi tra il 1752 e il 1756 furono condotti alcuni lavori di ristrutturazione[1].
Nel 1932 venne condotto un rifacimento della chiesa, che negli anni sessanta fu sottoposta ad un'ulteriore risistemazione[1].
Descrizione
Esterno
La facciata della chiesa, che volge a sud-est e che è a salienti, è scandita da lesene poggianti su uno zoccolo in graniglia e presenta centralmente il portale d'ingresso lunettato, raggiungibile attraverso quattro scalini e sovrastato dal rosone con vetri policromi, mentre nelle due ali laterali si aprono altrettante bifore[1].
Annesso alla parrocchiale è il campanile, suddiviso in un registro più antico, risalente al XVI secolo e in pietra, e in uno più recente, aggiunto nel XIX secolo e caratterizzato dalle quattro aperture all'altezza della cella[1].
Interno
L'interno dell'edificio si compone di tre navate, la centrale delle quali è coperta da soffitto piano a cassettoni, suddivise in cinque campate, sulle quali s'affacciano dieci cappelle laterali; al termine dell'aula si sviluppa il presbiterio, sul quale si aprono due ulteriori cappelle, a sua volta chiuso dall'abside[1].
Opere di pregio qui conservate sono la pala avente come soggetto la Beata Vergine con i Santi Agostino e Antonio da Padova, eseguita nel XVI secolo da Marco Palmezzano[2], le due tele ritraenti il Beato Gambacorta, dipinta nel Settecento da Giuseppe Marchetti, e la Visitazione di Maria Vergine a Santa Elisabetta, realizzata nel 1611 da Francesco Longhi[2], il bassorilievo della Beata Vergine col Bambino, di scuola fiorentina e risalente al XV secolo[2], e la rappresentazione della Madonna Immacolata tra i Santi Francesco e Carlo Borromeo, eseguita nel XVII secolo da Giovanni da Barbiano[2].