Il 10 dicembre 1531 la chiesa fu elevata con decreto vescovile al rango di collegiata[1]; la cura delle anime fu così affidata a quattro sacerdoti, che avevano l'incarico di celebrare le funzioni anche nelle chiese filiali della parrocchiale di San Felice[1].
Il 28 luglio 1643 uno dei quattro sacerdoti venne elevato a prevosto dal vescovo di Verona Marco Giustiniani, rendendo così la chiesa prepositurale[1].
Tale chiesa venne demolita nel 1743 e subito iniziarono i lavori di costruzione dell'attuale parrocchiale[1]; la nuova chiesa, progettata da Antonio Corbellini, fu portata a compimento nel 1758, mentre nei decenni successivi si procedette al suo abbellimento, finché, nel 1781, venne consacrata dal vescovo di Verona Giovanni Morosini[1].
Nel 1924 fu rifatto il pavimento e nel 1985 vennero risistemati il tetto e la facciata[1].
Descrizione
Facciata
La facciata della chiesa, che guarda a nord-est, è in stile barocco ed è divisa in due ordini[1]; il registro inferiore è scandito da sei paraste terminanti con capitelli pseudo-ionici e presenta il portale caratterizzato dal timpano curvilineo, quello superiore è spartito da quattro paraste dotate di capitelli di ordine tuscanico e su di esso si apre un finestrone centrale[1]. A coronare la facciata è il timpano di forma curvilinea[1].
Interno
Opere di pregio qui conservate sono la pala ritraente i Santi Felice, Adauto, Antonio Abate, Giovanni Evangelista e Gennaro ai piedi della Vergine Maria in gloria, eseguita tra il 1536 e il 1537 dal Romanino[2], gli affreschi delle Storie dei Santi Felice e Adauto, dipinti nel XVIII secolo da Carlo Innocenzo Carloni e dal suo aiutante Giosuè Scotti[2], la tela di Johann Carl Loth con il Martirio di San Bartolomeo, il dipinto raffigurante la Madonna con San Rocco, risalente al XVII secolo[2], la statua avente come soggetto la Beata Vergine Maria, i quindici quadri dei Misteri del Rosario, la pala ritraente l'Incoronazione della Vergine e i Santi Nicola da Bari, Antonio da Padova, Apollonia e Bernardo di Chiaravalle, realizzata da Pietro Ricchi[2], e l'altare maggiore in marmi policromi, costruito da Giovanni Emanueli nel 1858[2].