Gli esterni del castello sono di epoca Tudor[7].
I giardini, in gran parte sistemati all'inizio del XX secolo[2][5] comprendono, tra l'altro, tre labirinti.[9]
Sul luogo dove ora si erge il castello di Hever si trovava in origine una fattoria, di proprietà della famiglia De Hevere, che aveva ricevuto il terreno da Guglielmo il Conquistatore[2]
Nel 1459, l'edificio fu acquistato da Geoffrey Bullen, Lord Mayor di Londra e bisnonno di Anna Bolena.[2] La famiglia Bolena fece riconvertire il maniero in residenza[2], a cui fu aggiunta un edificio in stile Tudor[6] e fu proprio nel castello di Hever che la stessa Anna Bolena iniziò a ricevere le visite di un suo spasimante, nonché futuro marito, il sovrano Enrico VIII.[2][7]
Nel 1684, il castello fu ereditato dal baroneHenry Waldegrave.[2] In seguito, l'edificio passò nelle mani della famiglia Humfreys e della famiglia Meade-Waldos(1749-1903).[1][2]
Nel 1903, l'edificio, ormai in rovina, fu acquistato dal miliardario statunitenseWilliam Waldorf Astor, I visconte di Astor e pronipote di John Jacob Astor I, che intraprese un'ampia e costosa opera di riammodernamento degli interni e fece costruire dei giardini e un laghetto.[2][3][6] Lo stesso Astor vi fece costruire nei pressi un villaggio in stile Tudor per sistemarvi la servitù e i suoi ospiti.[10]
Il castello rimase quindi di proprietà della famiglia Astor fino al 1983, quando l'edificio fu acquisito dalla Broadland Properties Ltd e fu aperto al pubblico.[1][2]
Punti d'interesse
Interni
Anna Boleyn's Room
Nell'Anna Boleyn's Room ("Camera di Anna Bolena"), situata ai piani superiori del castello, è conservato, tra l'altro, il Libro d'Ore che Anna Bolena aveva con sé prima che fosse eseguita la propria condanna a morte (1536).[5]
Esterni
Giardini
I giardini del castello sono - come detto - in gran parte frutto del lavoro di ristrutturazione operato da William Waldorf Astor.[2][5] Degno di nota è un giardino all'italiana, abbellito con statue, colonne e sarcofaghi antichi (I secolo-XV secolo).[5]
^abcLeapman, Michael, Gran Bretagna, Dorling Kindersley, London - Mondadori, Milano, 1996 e segg.
^Somerville, Christopher, Le Guide Traveler di National Geographic - Gran Bretagna, National Geographic Society, 1999-2001 - White Star, Vercelli, 2004, pp. 119-120
^abcdefghiA.A.V.V., Gran Bretagna, Touring Club Italiano, Milano, 2003
^abcdefA.A.V.V., Inghilterra, Lonely Planet, Victoria - EDT, Torino, 2007, p. 229