La presenza dell'uomo è attestata a Breny dal Neolitico (Ve-IIIe millenni a. C.) grazie all'esistenza d'una sepoltura collettiva di questo periodo. Questa fu scoperta fortuitamente tra il 1936 e il 1939 in occasione della costruzione di un ponte: al fine di estrarre dei materiali di riporto, i lavoratori sventrarono una falesia[2] e misero in luce, in un'antica grotta, una caverna sepolcrale che conteneva da sessanta a settanta corpi «disposti su due linee, accatastati gli uni sugli altri, i piedi contro pareti più lunghe»[3]. Certi crani presentavano tracce di trapanazione successive al decesso[4]. All'epoca di questa scoperta, la preservazione delle vestigia del Neolitico non pareva, senza dubbio che un dato trascurabile e i lavori di costruzione del ponte ripresero senza ritardi: la caverna fu completamente distrutta e la maggior parte degli scheletri se ne andò a colmare il terrapieno dell'opera d'arte. Secondo lo storico Bernard Ancien, che le ha potute osservare, una trentina di crani fu tuttavia risparmiata e portata al cimitero di Breny, ma la disposizione dell'inumazione non è stata annotata e nessuno oggi al villaggio se ne ricorda più.
L'occupazione del luogo di Breny è verosimilmente anteriore al Neolitico. Tutte queste regioni del Tardenois hanno in effetto dato il proprio nome a una cultura del Mesolitico (XIe-Ve millenni a. C.), il Tardenosiano, celebre per la sua industria di microlito. Così, il sito della Sablonnière a Coincy-l'Abbaye, che ha rivelato delle micro-selci d'una grande qualità d'esecuzione - al punto che si parla d'uno « stile di Coincy »[5] - non è distante da Breny che soli otto chilometri. Si può d'altra parte ragionevolmente considerare che il corso allora acquitrinoso dell'Ourcq, con la presenza di selvaggina acquatica, abbia potuto attirare cacciatori e arcieri del Mesolitico. Se queste supposizioni sono fondate, precisiamo tuttavia che nessuna delle tracce materiali di questa presenza è stata portata alla luce fino ad ora.
L'epoca gallo-romana
Presenza d'una necropoli gallo-romana e merovingia nel comune.
Gallo-romano,
su un disegno
di Pilloy.
Il Medioevo
Nella ricerca della localizzazione della villa Brennacum, antico palazzo reale merovingio ove sono vissuti i re Clotario I e i suoi figli Sigeberto I e Chilperico I, gli storici l'hanno situato à Braine, a Bargny, a Brétigny, poi, nel 1875, a Berny-Rivière secondo Auguste Longnon. La scoperta d'un cimitero di 2200 tombe a Berny, nella località detta «Le Martois» utilizzata tra il Basso Impero e l'VIII secolo. Certe tombe avevano un mobilio di qualità facente supporre che vi erano stati inumati personaggi importanti, altre un mobilio mostrante una provenienza lontana. Queste differenze scoperte, se non permettono di affermare senza dubbio che Breny era il luogo della villa Brennacum, esse forniscono elementi che possono farlo supporre[6].
^(FR) "Le lieu de ces découvertes se situe au nord de l'Ourcq, à l'entrée de la vallée du ru de Chaudailly, lieudit les Boves du Beau-Moulin". Bernard Ancien, La caverne sépulcrale néolithique de Breny, in Bulletin de la Société archéologique, historique et scientifique de Soissons, tome septième, 4e série, 1936 à 1939, p. 270.
«Après la mort, les parents du défunt prélevaient un disque sur la boîte crânienne, pièce dont on faisait peut-être une amulette. Il est curieux de remarquer qu'ici, ces rondelles ont été prises en des endroits différents : l'une sur le sommet du crâne, chez un autre sur l'os frontal, ailleurs sur les pariétaux. Enfin, la boîte crânienne la plus curieuse est scindée en deux ayant subi trois trépanations accolées : l'une, impressionnante par sa longueur, ayant la suture du sommet comme ligne médiane, et cantonnée de deux autres englobant presque la surface des pariétaux.»
(IT)
«Dopo la morte i parenti del defunto prelevavano un disco sulla scatola cranica, pezzo di cui facevano forse un amuleto. È curioso notare che qui, queste "rondelle" sono state prese in zone diverse: a uno, sulla sommità del cranio, a un altro sull'osso frontale, altri sui parietali. Infine, la volta cranica più curiosa è scissa in due avendo subito tre trapanazioni contigue: una, impressionante per la sua lunghezza, avente la sutura della sommità come linea mediana e affiancata da altre due inglobanti quasi la superficie dei parietali.»
«Le style de Coincy. La Sablonnière, Coincy-l'Abbaye, Aisne, site éponyme du Tardenoisien et du Mésolithique (fouilles R. Daniel). Lamelles généralement courtes (3 à 4cm), très minces (2 à 3 mm), la plupart à deux pans, aux arêtes sinueuses et bifurquées, à talon mince, portant les traces de la préparation du bord (petites retouches ou petits esquillements) et toujours plus étroit que la lamelle, à bulbe peu développé, angle d'éclatement voisin de 90°.»
(IT)
«Lo stile di Coincy. La Sablonnière, Coincy-l'Abbaye, Aisne, sito eponimo del Tardenosiano e del Mesolitico (scavi R. Daniel). Lamelle generalmente corte (3 a 4cm), molto sottili, (" a 3 mm), la maggior parte a due lembi, dagli spigoli sinuosi e biforcuti, a talloni sottili (2 a 3 mm), la maggior parte a due falde, con gli spigoli sinuosi e biforcuti, portanti le tracce della preparazione del bordo (piccoli ritocchi o piccole scheggiature) e sempre più stretti della lamella, a bulbo più sviluppato, angolo di scissione vicino ai 90°.»
(Jean-Georges Rozoy, Ardennien et Tardenoisien, convergences et différences in La Préhistoire au quotidien, éd. Jérôme Millon, Grenoble 1995)
^(FR) Frédéric Armand, « Localisation d'un palais royal mérovingien dans l'Aisne. La villa Brennacum », dans Revue archéologique de Picardie, 2005, n° 1-2, pp.101-107 [1]