Grazie alle imprese dei piloti che lo utilizzarono in diverse gare e manifestazioni aeree divenne il più celebre aereo acrobatico di produzione italiana degli anni trenta.
Storia del progetto
Il Ba.19 venne progettato dall'ingegnereCesare Pallavicino, con la collaborazione dell'ingegnere Giuseppe Panzeri,[1] alla fine degli anni venti per soddisfare la richiesta di un nuovo velivolo da addestramento che avesse anche capacità acrobatiche da poter fornire alle scuole di volo della neo fondata Regia Aeronautica.
Tecnica
Il Ba.19 era un velivolo dall'aspetto e struttura convenzionale per l'epoca: monomotore biplano a costruzione mista con carrello fisso.
Cellula
La fusoliera era realizzata in tecnica mista, con la struttura in tubi d'acciaio saldati, rivestita in pannelli di legno e tela, con castello motore smontabile, ed era caratterizzata da un unico abitacolo aperto per il pilota, dotato di un parabrezza. Le versioni Ba.19 bis e ter erano invece dotate di due abitacoli in tandem.
L'intera fusoliera era rapidamente scoperchiabile per consentire l'ispezione dei comandi ed eventuali regolazioni.
Il carrello d'atterraggio era costituito da due elementi indipendenti, con ammortizzatori a lunga corsa, e ruote gommate munite di freni. Posteriormente era presente un pattino d'appoggio, posizionato sotto la coda.
Motore
La propulsione era affidata ad un motore radiale posizionato sul muso e parzialmente carenato. Nelle varie versioni prodotte la motorizzazione venne cambiata più volte con motori di produzione cecoslovacca, italiana e britannica, tutti però nella fascia tra i 200 ed i 250 CV ed abbinati ad un'elica in legno a passo fisso.
La cellula resisté a prove di carico di 11 tonnellate, distribuite uniformemente sulla superficie, senza apprezzabili danni.
L'ala inferiore, montata bassa, era spostata verso la parte posteriore del velivolo ed era dotata, al contrario della superiore, di alettoni in legno; quest'ultima presentava una svasatura centrale per facilitare l'accesso del pilota ed era collegata alla prima tramite un doppio montante in prossimità delle estremità alari, integrate da una serie di tiranti in filo d'acciaio, ed alla parte superiore della fusoliera tramite un'intelaiatura tubolare.
Tutte le superfici di comando erano dotate di compensazione.
Un Ba.19, immatricolato I-ABCR, conquistò il 12 gennaio 1933[1] il primato mondiale di durata in volo rovesciato pilotato dal tenenteRaffaele Colacicchi, portandolo a 41 minuti e 37 secondi. Il record venne poi infranto, sempre su un Ba.19, dal capitano Willy Bocola che, il 15 maggio di quello stesso anno, volò rovesciato per 65 minuti e 15 secondi.
Dopo la conquista del record mondiale di volo rovesciato del 12 gennaio 1933 il Ba.19 continuò l'impiego come addestratore acrobatico fino a dopo il 1938.[1]
versione di serie monoposto, dotata di motore Walter Castor da 240 CV (177 kW) e successivamente dall'Alfa Romeo Lynx da 215 CV (158 kW), prodotta in 23 esemplari.[1]
Ba.19 bis
versione migliorata monoposto e biposto dotata di motore Alfa Romeo Lynx da 215 CV (158 kW), prodotta in 18 esemplari.[1]
L'unico Ba.19 giunto ai nostri giorni è l'esemplare matricola MM.70019 esposto presso il Museo dell'Aeronautica Gianni Caproni in un'insolita collocazione. Per ricordare le imprese in volo rovesciato l'esemplare è dipinto nella livrea usata da Andrea Zotti, I-ABCT, che lo utilizzò nelle sue esibizioni nei cieli degli Stati Uniti d'America alle National Air Races del 1932, e collocato, appeso al soffitto della struttura ma rovesciato.[3]
Note
^abcdefghi Gregory Alegi, Giorgio Apostolo; Paolo Matricardi, La collezione ufficiale della Aeronautica Militare, Milano, RCS Libri, 2010-11, p. 240.