Di lui non ci è pervenuta alcuna opera; Giovanni di Salisbury ci ha lasciato notizie sull'amore del maestro per i classici, in particolare per Cicerone e Quintiliano, e sulla sua filosofia che si collegava alla tradizione platonica. Accanto agli auctores antichi, Bernardo stimava anche i contemporanei. Questo il senso della frase molto nota a lui attribuita:[3]
(LA)
«Dicebat Bernardus Carnotensis nos esse quasi nanos gigantium humeris insidentes, ut possimus plura eis et remotiora videre, non utique proprii visus acumine, aut eminentia corporis, sed quia in altum subvehimur et extollimur magnitudine gigantea»
(IT)
«Diceva Bernardo di Chartres che noi siamo come nani sulle spalle di giganti, così che possiamo vedere più cose di loro e più lontane, non certo per l'acume della vista o l'altezza del nostro corpo, ma perché siamo sollevati e portati in alto dalla statura dei giganti.»
dove si definisce l'idea della cultura come una continua costruzione degli uomini, in cui i pensatori moderni, pur nani rispetto ai grandi fondatori del sapere del passato, possono tuttavia sopravanzarli e progredire proprio in virtù delle acquisizioni precedenti.
Note
^Bernardo di Chartres, in Treccani.it – Enciclopedie on line, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.