Sede vescovile è la città di Chartres, dove si trova la cattedrale di Notre-Dame. La chiesa è il più celebre monumento di Chartres ed è considerata uno dei più perfetti edifici gotici.
Il territorio si estende su 5.940 km² ed è suddiviso in 23 parrocchie, raggruppate in 7 decanati: Beauce, Chartres, Drouais, Dunois, Forets, Perche e Valle dell'Eure.
Storia
Secondo alcune leggende medievali, un antico luogo di culto druidico del I secolo a.C. è all'origine del culto mariano nella regione di Chartres, che facilitò l'evangelizzazione del territorio attribuita, sempre dalla tradizione, ai santi Altino ed Eodaldo, inviati da san Saviniano di Sens. La diocesi è attestata a partire dal IV secolo: un vescovo di nome Valentino assistette a Chartres ai miracoli operati da Martino di Tours verso la fine del secolo; un altro vescovo, Aventino, prese parte al concilio di Orléans nel 511.
Nella seconda metà del VI secolo, all'epoca del vescovo Pappolo, il re merovingioSigeberto I cercò di erigere una nuova diocesi nella parte austrasiana della diocesi di Chartres, con sede a Châteaudun nel pagus Dunensis, e vi nominò come vescovo il sacerdote Promoto. Questo tentativo laico fu disapprovato dal concilio di Parigi del 573; tuttavia Promoto rimase indisturbato sulla sua sede fino alla morte del re (575).[3]
Il 25 giugno 1697 cedette una porzione del suo territorio a vantaggio dell'erezione della diocesi di Blois.
Tra i vescovi della controriforma che si contraddistinsero nell'applicazione dei decreti del concilio di Trento, si annoverano Ferdinand de Neufville, che istituì il seminario maggiore nel 1659, Paul Godet des Marais, che eresse quattro seminari minori e che assieme al suo successore Montiers de Mérinville combatté energicamente il giansenismo.
All'insorgere della rivoluzione, Chartres comprendeva oltre 800 parrocchie, di cui 11 nella sola città episcopale,[4] suddivise in 7 arcidiaconati e 14 decanati; Bonifacio VIII era stato arcidiacono di Pincerais prima di diventare papa e anche Martino V era stato canonico a Chartres. La diocesi inoltre comprendeva 13 chiese collegiate, 22 abbazie (14 maschili e 8 femminili) e molti conventi e monasteri di diversi ordini e congregazioni religiose.[5]
Il concordato del 1817 prevedeva il ristabilimento della diocesi; per questo motivo fu nominato vescovo Jean-Baptist-Marie-Anne-Antoine de Latil. Tuttavia il Parlamento di Parigi non ratificò il concordato, per cui il nuovo vescovo poté entrare in carica solo dal 1822.
Infatti, il 6 ottobre 1822, in forza della bolla Paternae caritatis del medesimo papa Pio VII, la diocesi di Chartres fu ristabilita, ricavandone il territorio dalla diocesi di Versailles, e sottomessa alla metropolia di Parigi.
Il 9 ottobre 1966 divenne suffraganea dell'arcidiocesi di Bourges. Tuttavia l'8 dicembre 2002, con la riorganizzazione delle circoscrizioni ecclesiastiche francesi, Chartres ha cambiato ancora provincia ecclesiastica, divenendo suffraganea dell'arcidiocesi di Tours.[6]
Cronotassi dei vescovi
Il più antico catalogo episcopale di Chartres si trova in un manoscritto dell'abbazia della Trinità di Vendôme; di prima mano arriva fino al vescovo Agobert (1060), ed è poi stato continuato fino a Renaud de Bar († 1217).
Nella presente lista si omettono i periodi di sede vacante non superiori ai 2 anni o non storicamente accertati.
^Palladio è assente nel catalogo riportato da Duchesne (p. 423), ma è presente in quelli documentati da René Merlet (p. 457).
^I vescovi da Severo a Arbogasto, pongono dei problemi di identificazione: di certo un Severo fu vescovo di Treviri, Possessore e Policronio furono vescovi di Verdun, a Arbogasto fu vescovo di Strasburgo, tutti nel V secolo. G. Morin (Castor et Polychronius, un épisode peu connu de l'histoire ecclésiastique des Gaules, in Revue bénédictine, 1939) ipotizza che questi vescovi si siano rifugiati a Chartres, o nel bacino parigino, di fronte all'avanzata dei Franchi e che in seguito siano finiti nel catalogo episcopale di Chartres.
^Molti autori identificano Gausbertus con Godobertus (cfr. Gallia christiana).
^Molti autori identificano Domo con Promo (cfr. Gallia christiana).