La basilica di Santa Maria Assunta detta della Tomba è un edificio sacro sito ad Adria in via Francesco Bocchi. Chiesa elevata a basilica minore è, pur soggetta a ripetute ristrutturazioni e ampliamenti, l'edificio sacro esistente più antico della cittadina bassopolesana, edificata sulla preesistente basilica della Tomba risalente ai primi secoli dell'era cristiana e presumibilmente costruita sui resti di una più antica basilica pagana.
Il suo riferimento alla tomba è contrastante, dovuta o alla vicinanza dell'edificio e una tomba di epoca romana o alla sopraelevazione (ad tumulum) della zona rispetto a quelle vicine.
L'attuale aspetto è dovuto principalmente all'ultima ristrutturazione conclusa nel 1718 con lo spostamento e costruzione della nuova facciata, in posizione avanzata rispetto alla precedente, e di alcuni interventi minori realizzati tra gli anni trenta e quaranta del XX secolo.
Il fonte battesimale è l'elemento architettonico interno più antico della struttura e il suo aspetto si deve alla composizione dell'originaria vasca risalente al VI secolo assieme al catino di epoca leggermente successiva.[1]
La vasca, ampia e di forma ottagonale, venne estratta da scavi effettuati nella zona delle terme di Adria, non lontano dalla zona della tomba, e ricostruito in epoca posteriore all'interno dell'edificio.[1]
Il catino, realizzato successivamente, fu originariamente collocato in un sacello intitolato a santo Stefano nei pressi della più antica struttura della chiesa creando un complesso di edifici del quale facevano parte anche un battistero a pianta ottagonale. Dopo la demolizione del sacello, effettuata nel 1478, il catino venne utilizzato come acquasantiera fino alla definitiva collocazione al centro della vasca.[2]
Questo presenta una testa di leone, simbologia relativa al Leone di San Marco, l'unica delle quattro iconografie degli Evangelisti distribuite a croce sul labbro e che vennero presumibilmente consumate nei secoli per lo strofinio delle mani dei fedeli. Sempre sul labbro sono presenti delle iscrizioni risalenti al più all'VIII secolo, una relativa al vescovo Bono e le altre due agli arcipreti Romoaldo (a. 740) e Lupicino (a. 750).[2]
Il fonte, così completato com'è nella forma odierna, venne collocato in un nuovo battistero, costruito nel 1804 e realizzato con marmi pregiati, retrospostato di qualche cubito rispetto alla collocazione del battistero demolito, per poi essere definitivamente collocato nella prima cappella di sinistra dell'odierno edificio basilicale nel 1961 su iniziativa dell'allora parroco, il padre cappuccino Geremia di santo Stefano.[2]
^Antonello Nave,Virgilio Milani e la scultura del Novecento nel Polesine, Rovigo, Minelliana, 2004, pp. 165-166.
Bibliografia
AA.VV., Il Veneto paese per paese, Firenze, Bonechi, 2000, ISBN88-476-0006-5.
Pia Braggion, Gino Braggion (a cura di), Il sacro nel Polesine - Gli Oratori nella Diocesi di Adria, Volume primo, Conselve, Tip. Reg. Veneta, 1986, ISBN non esistente.
Sergio Garbato (aggiornamento a cura di), Rovigo e la sua provincia - Guida Turistica e culturale, seconda edizione, Amministrazione Provinciale di Rovigo, assessorato al turismo, 2003, ISBN non esistente.
Antonello Nave,Virgilio Milani e la scultura del Novecento nel Polesine, Rovigo, Minelliana, 2004, pp. 165-166.