Ha una superficie di 765 km², abitata, secondo stime del 2014, da 1 343 000 abitanti, di cui 235 108 stranieri. Le acque territoriali confinano ad ovest con quelle dell'Arabia Saudita e a sud con quelle del Qatar. L'isola più importante è Bahrein, che insieme alle isole Sitrah e Muharraq forma il nucleo più importante dell'arcipelago. Si ricordano anche le piccole isole di Nabih Saleh (a nord-est) e Umm Al Nasan (a nord-ovest), oltre alle isole Jidda (sempre a nord-ovest) e le isole Hawar (a sud-est).
In lingua araba, baḥrayn è la forma duale del sostantivo arabobaḥr ("mare"), perciò al-Baḥrayn significa "Regno dei due mari". Tuttavia, che il termine sia stato inizialmente destinato all'odierno Bahrein è oggetto di contestazione. Il termine compare cinque volte nel Corano, ma non si riferisce all'isola moderna. Originariamente Awāl si riferiva a delle oasi situate nell'odierna Arabia Saudita. Non è chiaro quando il termine cominciò a riferirsi esclusivamente alle isole del Bahrein, ma fu probabilmente dopo il XV secolo.
Storia
L'Arcipelago del Bahrein, sin dal secondo millennio a.C., è stato una tappa dei commerci fra la Mesopotamia e l'India. La regione era nota come Dilmun nei documenti babilonesi e assiri e talvolta soggetta al controllo dei vari regni mesopotamici.
Fu visitato nell'antichità dal geografo macedone Archia di Pella nel IV secolo a.C., che riferisce che l'isola di Tylos si trovava a un giorno e una notte di navigazione dalla foce dell'Eufrate.
In Bahrein trovarono rifugio nell'899 i Carmati, che organizzarono colà una loro propria entità statuale.
I Carmati, chiamati "Fruttivendoli" (al-Baqliyya) per le loro abitudini alimentari strettamente vegetariane, erano un gruppo ismailitamillenarista stanziato anche nell'Arabia orientale (al-Hasa).
All'inizio dell'età moderna le isole Awāl appartenevano alla provincia del Bahrein insieme alla costa araba del Golfo Persico.
Nel 1521 le isole furono conquistate dai Portoghesi, e la loro storia si separò da quella della terraferma araba. Da questo momento l'espressione Bahrein cominciò ad indicare solamente le isole (in precedenza Awāl), mentre la costa fra Kuwait e Qaṭar fu chiamata al-Hasa.
Nel 1602 i Portoghesi furono cacciati da una rivolta e il Bahrein divenne una dipendenza diretta della Persia. Fra il 1717 ed il 1735, a causa del collasso della dinastia safavide in Persia, l'arcipelago si sottrasse al dominio persiano e rimase indipendente sotto la tribù Huwala. Nel 1736 la nuova dinastia persiana dei Cagiari riconquistò il Bahrein e nel 1753 ne divennero governatori ereditari, sotto sovranità persiana, i membri della dinastia Āl Madhkur.
Nel 1783 il Bahrein insieme al Qatar, sotto la guida della tribù Banū Uṭub, si ribellò agli Āl Makhtūr e divenne definitivamente indipendente dai Persiani. L'indipendenza fu tuttavia breve e l'arcipelago fu conquistato dal sultanato di Oman, allora al suo apogeo, nel 1802.
Nel 1822 una nuova rivolta, capitanata questa volta dalla famiglia degli Āl Khalīfa, ripristinò l'indipendenza dello Stato. In questo periodo vennero stipulati dei trattati con la Gran Bretagna in base ai quali il Bahrein rinunciava alla pirateria ed in cambio la Gran Bretagna s'impegnava a difenderne l'indipendenza da eventuali aggressioni esterne (plausibilmente omanite e saudite). Tuttavia non si trattava ancora di un vero protettorato.
Nel 1869 gli Ottomani estesero il loro dominio lungo la costa araba del Golfo Persico e, con la mediazione britannica, ottennero che il Bahrein si riconoscesse formalmente loro vassallo.
Con il collasso dell'Impero ottomano, nel 1916 il Bahrein divenne un protettorato britannico e lo rimase fino al 1971. Questa è la data della definitiva indipendenza del Bahrein.
L'orientamento politico interno è quello dell'Islam moderato e il Bahrein è dalla sua indipendenza uno dei paesi più tolleranti della regione a livello di leggi e costumi. Il Bahrein ha concesso una base navale agli Stati Uniti per dimostrare la sua politica filo occidentale. Il suo assetto istituzionale, che era disciplinato dalla Costituzione del 1973, il 27 agosto 1975 venne "sospeso temporaneamente"[11].
Il 14 febbraio 2011 avvenne la cosiddetta insurrezione del Bahrein, anche nota come Rivolta del 14 febbraio e Rivolta delle Perle: la maggior parte delle fonti si riferisce spesso a ad essa come una rivolta: iniziano così le Sommosse popolari in Bahrein del 2011-2014. Nel marzo del 2011, l'attuale Re del Bahrein, Ḥāmad b. ʿĪsā Āl Khalīfa, dichiara uno stato di emergenza della durata di tre mesi a seguito di richieste della maggioranza sciita, presente nel Paese. Numerosi gli scontri e i feriti: 200 feriti, 3 morti (tra cui anche un poliziotto). Lo scontro mobilita le due compagini religiose: sciiti e sunniti. I primi sono appoggiati dall'Iran e si localizzano principalmente nell'isola di Sitrah, viceversa i secondi hanno l'appoggio dell'Arabia Saudita.
Comunque il processo rivoluzionario, tuttora in corso, non ha un carattere esclusivamente confessionale, l'opposizione infatti chiede riforme di carattere economico, sociale e soprattutto politico-costituzionale e relative alle libertà civili.
Non vi è nei movimenti rivoluzionari (pur composti in prevalenza da sciiti) alcun senso di solidarietà con l'Iran, che anzi sarebbe probabilmente danneggiato, a livello di possibile contagio rivoluzionario, dalla nascita di una monarchia costituzionale su modello europeo o da una repubblica democratica, dalla popolazione sciita, a così poca distanza dalle sue coste.
Si tratta di un piccolo arcipelago situato nel golfo Persico, nell'insenatura formata dalla penisola del Qatar. Composto da 33 isole, molte di esse per caratteristiche morfologiche e ambientali risultano inabitabili, seguita dall'arcipelago di Hawar, vicino alle coste del Qatar e conteso territorialmente con quest'ultimo, e dall'isola di Muharraq.
Il maggior rilievo è alto 122 metri, mentre il resto delle isole è caratterizzato da pianure desertiche.
Le estati sono molto calde (si arriva a 50 °C) mentre le piogge sono scarsissime (meno di 80 mm annui[12]). Si ritrovano palme da datteri.
È bagnato a nord e a est dal Golfo Persico e a sud e a ovest dal Golfo del Bahrein. Non ci sono corsi d'acqua o laghi di rilievo.
Società
La popolazione del Bahrein è di 1 234 596 abitanti. La popolazione urbana è pari al 92,5%. Le città principali sono Madinat Hamad (166 824 abitanti), Manama, la capitale (157 474), Riffa (121 566) e Al Muharraq (109 695).
La popolazione del Bahrein è composta per il 60% da bahreiniti[2][13], il restante 40% è rappresentato da immigrati, per lo più di provenienza asiatica.
La lingua ufficiale del Regno è l'arabo. L'inglese è molto diffuso. Inoltre gli abitanti locali parlano anche un particolare dialetto arabo (il bahreinita). Tra gli immigrati sono diffusi l'hindi, l'urdu e il tagalog.
La religione ufficiale del Bahrein è l'Islam che è la religione maggiormente praticata.
Secondo il censimento del 2001, l'80% della popolazione è composta da musulmani, il 65-75% dei quali di orientamento sciita e 35-25 sunnita[14][15][16][17][18][19], il 10% da cristiani[20] ed il restante 10% pratica altre religioni. Nel paese vi è anche una piccolissima comunità ebraica.[21]
Ordinamento dello Stato
Il Bahrein è una monarchia costituzionale; il sovrano è Ḥamād b. ʿĪsā Āl Khalīfa. Il Primo ministro, attualmente l’erede al trono Salman bin Hamad Al Khalifa, presiede un gabinetto di ventitré membri. Il Bahrein ha un parlamento composto da due camere, una bassa, il Majlis al-nuwāb ("Consiglio dei Rappresentanti"), eletta a suffragio universale, ed una camera alta di nomina regia, il Majlis al-shūra ("Consiglio Consultivo"). La Costituzione del Bahrein è del 14 febbraio 2002.
Il Bahrein è costantemente criticato da organizzazioni internazionali per i diritti umani per numerose violazioni dei diritti civili e politici. La tortura, l'uso di arresti arbitrari e la discriminazione nei confronti delle donne e delle minoranze religiose sono stati segnalati come aspetti particolarmente critici.
L'Organizzazione delle Nazioni Unite ha espresso preoccupazione[23] per la situazione dei diritti umani[24] in Bahrein e ha chiesto al governo di intraprendere azioni per migliorarla. Nel 2011, le autorità bahreinite hanno represso violentemente le proteste popolari, arrestando e torturando attivisti politici e manifestanti, inclusi cittadini stranieri.
Il governo ha anche limitato la libertà di stampa e di espressione, chiudendo diversi siti web critici nei confronti del governo e imprigionando giornalisti e blogger. Il Bahrein è stato criticato[25] anche per la sua pena di morte e per l'uso di tribunali militari per giudicare presunti reati civili e per la negazione del diritto alla difesa.
Nel 2017, l'alto commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani ha espresso preoccupazione per la crescente repressione dei dissidenti politici e dei difensori dei diritti umani in Bahrein.
L'organizzazione internazionale per i diritti umani Amnesty International ha chiesto la liberazione[26] di attivisti detenuti arbitrariamente e ha espresso preoccupazione per l'uso di prove ottenute mediante tortura nei loro processi giudiziari.
Nel 2020, il Bahrein è stato incluso nella "lista di controllo" dell'Unione europea per i paesi che violano i diritti umani, a oggi la situazione è monitorata e considerata critica e il parlamento europeo ha chiesto ufficialmente la scarcerazione di un attivista danese detenuto illegalmente.[27]
L'importanza e la ricchezza di questo piccolo Stato arabo sono dovute ai consistenti giacimenti petroliferi. La vendita e la raffinazione del petrolio estratto sono la principale fonte di reddito per il paese.
Iran e Bahrein hanno firmato un memorandum d'intesa nel 2008, secondo il quale il Bahrein importerebbe 1 miliardo di metri cubi di gas naturale dall'Iran ogni anno. Era stato previsto che l'accordo entrasse in vigore nel 2015. Il governo del Bahrein ha annunciato nel febbraio 2009 l'annullamento dei colloqui con i rappresentanti del governo iraniano per l'importazione di gas naturale. I dirigenti del Bahrein sono stati offesi da osservazioni fatte da un consulente del leader supremo iraniano, l'ayatollahAli Khamenei, il quale ha affermato come il Bahrein in passato facesse parte dell'Iran.
Bahrein era considerato un paradiso fiscale. Il sistema fiscale italiano, col Decreto Ministeriale del 4 maggio 1999, l'ha inserita tra gli Stati o Territori aventi un regime fiscale privilegiato, nella cosiddetta Lista nera, ponendo quindi limitazioni fiscali ai rapporti economico commerciali che si intrattengono tra le aziende italiane e i soggetti ubicati in tale territorio. Nel 2012 a seguito di aggiornamento il Paese si è poi conformato agli standard internazionali ed è stato quindi rimosso dalla lista.
Cultura
Produzione letteraria
Si distingue la figura del poeta Ali Al Jallawi (1975-), che oltre alla poesia si è dedicato alle comunità e alle minoranze del Bahrein.
Musica
Per quanto concerne il campo musicale nel XXI secolo si è distinta la cantante e pop star Hala Al Turk[30]. Altra cantante nota di musica pop è Ahlam. Un gruppo musicale di genere rock progressivo è costituito dagli Osiris.
L'importante patrimonio culturale del Bahrein, in ambito internazionale, è testimoniato anche dalla presenza di alcuni suoi siti inseriti nella Lista dei patrimoni dell'umanità dell'UNESCO.
Dal 2004 in Bahrein si svolge il Gran Premio di Formula 1 nel Circuito "Sakhir" di Manama (nome ufficiale Bahrain International Circuit), costruito nel deserto a 25 km a sud della capitale Manama. Nel 2011, a causa del conflitto civile in atto nel Paese, il Gran Premio che avrebbe dato inizio alla stagione il 13 marzo, è stato annullato.
Nella disciplina dell'atletica leggera ottimi risultati in campo internazionale sono stati raggiunti per il Bahrein da Maryam Yusuf Jamal, campionessa del mondo nei 1500m a Osaka 2007 e a Berlino 2009.
^(EN) Amir Taheri, Why Bahrain blew up, in New York Post, 17 febbraio 2011. URL consultato l'8 gennaio 2018 (archiviato dall'url originale il 4 ottobre 2012).
Scheda del Bahrein dal sito Viaggiare Sicuri. URL consultato il 9 febbraio 2018 (archiviato dall'url originale il 6 gennaio 2011). - Sito curato dal Ministero degli Esteri e dall'ACI
(EN) Centro diritti umani del Bahrein, su bahrainrights.org. URL consultato il 7 giugno 2011 (archiviato dall'url originale il 14 giugno 2012).
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