Al termine del conflitto trovò impiego all'Autovox, dove svolse la mansione di direttore tecnico.[3] Nel 1952, divenne socio della Fabbrica Apparecchi Radio e Televisione, nota come FART, piccola ditta romana specializzata nella costruzione artigianale di apparecchi elettronici.[2] Due anni più tardi, nel 1954, il Piccinini divenne socio di maggioranza della FART (poi divenuta FARET), che avviò la produzione di apparecchi radiofonici e televisivi con il marchio Voxson, nome con cui l'azienda venne conosciuta.[2] La Voxson divenne una delle maggiori aziende produttrici di elettronica di consumo in Europa negli anni sessanta e settanta, che con i suoi prodotti si impose sui mercati nazionali ed esteri, e nella quale Piccinini fu un factotum avendovi rivestito le cariche di direttore tecnico, direttore generale, consigliere delegato e presidente.[3][8] Nel 1964, fondò la Ergon, per la produzione di cinescopi a colori, la cui sede e produzione, quattro anni più tardi, nel 1968, furono spostate nello stabilimento costruito ad Anagni, in provincia di Frosinone.[3][9] Nel 1967, fondò la Voxson France S.A., filiale commerciale con sede a Parigi, per potenziare la distribuzione dei prodotti della sua azienda nei paesi dell'Europa settentrionale.[3]
Nel 1971, Piccinini, afflitto da gravi problemi di salute, cedette tutte le sue attività in Italia, e si stabilì nel Principato di Monaco, dove aveva fondato una banca privata, la Principe Société de Banque de Monaco.[10][11] Alla Voxson e alla Ergon, rispettivamente cedute alla multinazionale britannica EMI e alla francese Thomson-Brandt, conservò ugualmente gli incarichi dirigenziali, che ricoprì fino alla morte, avvenuta a Monte Carlo nel 1972, all'età di 57 anni.[3][2]
Sposato dal 1944 con una signora romana, fu padre di due figli, Paola, coniugata Tosato e dirigente d'azienda, e Marco, manager di Formula 1 e politico del Principato di Monaco, di cui è cittadino.[3][2][12]
^ E. Pennati, Il buon ritiro. L'immagine sociologica del Collegio Ghislieri. Con l'elenco, per la prima volta pubblicato, e l'elaborazione statistico-sociografica dei 5277 alunni ammessi al Collegio dal 1567 al 1966., Morcelliana, 1967, p. 342.
^ G. Grilletta, KR 40-43. Cronache di guerra, Pellegrini Editore, 2003, p. 395.
^ G. D'Avanzo, Ali e poltrone, Ciarrapico, 1981, p. 357.
^Storia 1967-1975, su carlobramantiradio.it. URL consultato il 30 gennaio 2021.
^ P. Toscano, Imprenditori a Roma nel secondo dopoguerra. Industria e terziario avanzato dal 1950 ai giorni nostri, Gangemi, 2016, p. 54.