Secondo la Vita di Ipazio, la chiesa episcopale di Gangra venne costruita dal suo predecessore, Atanasio, che modificò un preesistente tempio pagano in chiesa cristiana; nella medesima chiesa, dedicata a san Demetrio di Alessandria[2], vennero sepolte le spoglie mortali del santo.[3]
A Gangra si tennero due sinodi provinciali. Il più conosciuto, oltre a quello del 375, è il sinodo che si celebrò tra il 340 e il 360, e di cui sono stati conservati i canoni. In esso furono condannate le tesi dell'asceta o del monaco Eustazio d'Armenia[5], il quale sosteneva che il matrimonio impediva di salvarsi ed era inferiore alla vita religiosa; il concilio ribadì la validità e la liceità del matrimonio.
Per un certo periodo, nella seconda metà del IV secolo, la sede di Gangra fu occupata da un vescovo ariano, Basilide. La città, tra V e VI secolo, fu scelta come luogo di esilio di prelati eterodossi: il patriarca monofisitaDioscoro di Alessandria, e il patriarca Macedonio di Costantinopoli, che morirono a Gangra; e Filosseno di Gerapoli.
I Bizantini persero definitivamente Gangra nel 1391, quando la città fu conquistata dagli Ottomani. Sono noti metropoliti di Gangra fino al XVII secolo, anche se dal XIV secolo risiedevano stabilmente a Costantinopoli.[6] La metropolia fu soppressa dal sinodo patriarcale il 19 gennaio 1630 e il suo territorio annesso a quello della metropolia di Neocesarea.[7]
Francesco de Filippis † (1º settembre 1953 - 3 gennaio 1964 deceduto)[38]
Antônio Ferreira de Macedo, C.SS.R. † (22 giugno 1964 - 28 febbraio 1989 deceduto)
Note
^Tuttavia le incertezze cronologiche e gli anacronismi presenti nelle diverse Vitae di Ipazio e le difficoltà, tuttora esistenti, nella datazione esatta del sinodo di Gangra, mettono in crisi il dato tradizionale. Per esempio, il Martirologio romano, prima della riforma del Concilio Vaticano II, riportava la seguente nota: Gangris, in Paphlagonia, sancti Hypatii Episcopi, qui, a magna Nicaena Synodo rediens, a Novatianis haereticis in via lapidibus impetitus, Martyr occubuit. L'odierno martirologio ha eliminato l'accenno al concilio di Nicea, perché secondo le Vitae Ipazio sarebbe vissuto o all'epoca di Costantino I (306-337) o a quella di Costanzo II (337-361); nel secondo caso, è da escludere una sua partecipazione al concilio niceno, per altro già ventilata da Heinrich Gelzer nel suo Index patrum Nicaenorum restitutus («Patrum nicaenorum nomina Latine, Graece, Coptice, Syriace, Arabice, Armeniace», Lipsia 1898, pp. LX-LIV). Inoltre studi recenti ritengono che il metropolita presente al sinodo di Gangra non sia Ipazio, ma Eusebio, ignoto alle cronotassi tradizionali. Avshalom Laniado, Note sur la datation conservée en syriaque du Concile de Gangres, Orientalia Christiana Periodica, vol. 61, nº 1, 1995, p. 199. Darrouzès, Notes de littérature et de géographie ecclésiastiques, pp. 98-99.
^Predecessore di Pietro, morto, secondo quanto riportano gli atti del concilio di Calcedonia, pochi giorni dopo essere stato consacrato vescovo da Eusebio di Ancira.
^Collectio Sabbaitica contra acephalos et origeniastas destinata, edidit Eduardus Schwartz, «Acta Conciliorum Oecumenicorum» III, Berlino 1940, p. 65, nº 6.
^Collectio Sabbaitica…, «Acta Conciliorum Oecumenicorum», III, p. 183, nº 24; p. 115, nº 26.
^Concilium universale Constantinopolitanum sub Iustiniano habitum, edidit Johannes Straub, volumen primum, «Acta Conciliorum Oecumenicorum» IV/1, Berlino 1971, p. 225, nº 23.