L'edizione critica con riproduzione del manoscritto è uscita nel 2008 a cura di Henri Béhar presso Biro di Parigi. Ma anche l'ed. a cura di Étienne-Alain Hubert nella "Bibliothèque de la Pléiade", tomo 3 delle Œuvres complètes, Gallimard, 1999 ha un'alta affidabilità, rispetto alle intenzioni dell'autore.
Il libro è stato scritto durante un viaggio nella penisola Gaspé, sulla costa orientale del Canada, fatto insieme a Elisa Claro (1906-2000), incontrata l'anno precedente e da lì a poco sposata (quarta moglie di Breton, dopo Simone Kahn, Suzanne Muzard e Jacqueline Lamba, rispettivamente sposate nel 1921, 1928 e 1934, dopo i relativi divorzi). È considerato il più esoterico dei libri di Breton.
Il titolo si riferisce direttamente alla carta dei tarocchi "La Stella", emblema di speranza e resurrezione dopo gli anni di crisi della seconda guerra mondiale e personali dell'autore[2]. Il racconto mette al centro la "donna", nel suo potenziale di ispirazione poetica e taumaturgica, così come avevano fatto Gérard de Nerval e Jules Michelet, con riferimenti a Mélusine come figura femminile di donna-bambina "su cui il tempo non fa presa"[3], a Osiride e ai misteri eleusini. Nei testi aggiunti, in particolare in Lumière noire[4], torna a parlare di Iside e delle religioni misteriche, sostenendo sempre la donna quale "mediatrice" mitica, cosa che è stata successivamente contestata dal femminismo[5].
Vi è tuttavia nel libro una tensione poetica che è stata considerata un percorso iniziatico nei confronti della donna, così come era già partito in Nadja (1928) e si era sviluppato in L'Amour fou (1937), attraverso un immaginario surrealista mai venuto a mancare a uno dei fondatori (e forse al principale esponente) del movimento culturale che ha messo l'amore e il sogno al centro della liberazione umana.