Il paese di Aquila d'Arroscia è situato in valle Arroscia, poco sotto la displuviale della Rocca del Bozzaro (948 m) e ai confini con le valli Pennavaira e Ferraia. Altre vette del territorio comunale sono il monte Torretta (852 m).
Uno dei pochi laghi presenti nel territorio provinciale imperiese è il lago artificiale della Ferraia, presso il rio omonimo e alla quota di 780 m s.l.m., immerso tra boschi di betulle e faggi. La diga è alta 10 metri ed è stata costruita nel 1998 per l'opera di irrigazione dei comuni di Aquila d'Arroscia, Borghetto d'Arroscia e Ranzo.
Più a valle del lago vi è la presenza di una cascata, il cui punto massimo di salto verticale è di circa 25 metri, che nel periodo estivo, o comunque di maggior siccità, rimane a secco in quanto l'acqua viene raccolta nelle condotte del piccolo bacino artificiale. Resti umani e di animali preistorici sono stati altresì trovati nei pressi di questa cascata, all'interno di una grotta denominata in loco come "Arma do Cüppà" e avente un'altezza di 13 metri per una larghezza di 32 metri.
Storia
Le prime testimonianze della presenza umana nel territorio aquilotto risalirebbero al Paleolitico Superiore[5] dove i primitivi usavano le grotte della zona, specialmente in val Pennavaira[5], quale luogo di ricoveri temporanei dei prodotti e di macellazione. Tale frequentazione perdurò anche nel Neolitico[5] e nell'età dei metalli[5]; la vicina val Ferraia divenne la principale fonte di produzione del carbone[5].
Il borgo di Aquila e altri luoghi della valle Arroscia entrarono dal 1202 a far parte del Marchesato di Clavesana[5] – alleato della Repubblica di Genova[5] – e furono i marchesi ad erigere, intorno all'XI secolo, il locale castello[5] su una sommità rocciosa di una collina e a ridosso del paese. E collegato al maniero deriverebbe, secondo alcune supposizioni, il toponimo[5] Aquila: una leggenda popolare farebbe infatti riferimento a questo rapace che usualmente si stanziava nei pressi della collina, detta poi "dell'Aquila". Un'altra versione[5] dell'origine toponomastica, considerata più verosimile, si collegherebbe invece ad un'importante famiglia del luogo – i Cha – che nel proprio stemma araldico aveva la raffigurazione di due aquile sormontate da una corona imperiale.
Nel 1328[6] il borgo e il castello furono occupati dal marchese Giorgio Del Carretto, che rilevò il possedimento dal vassallo dei Clavesana Oberto Cepolla[6], salvo poi in epoca successiva ritornare tra i territori del marchesato. Nel 1386[5] il territorio di Aquila e parte della valle Arroscia passarono sotto il controllo diretto della repubblica genovese, che inserì Aquila nel vicariato di Ranzo[6] e poi nel capitaneato di Pieve di Teco[6]. Fu questo un periodo fortunato per l'economia del paese e del territorio per l'intensificarsi dei traffici commerciali tra la valle, il Piemonte e la costa ligure.
Seguì, quindi, le sorti del marchesato di Zuccarello e con esso rientrò, dopo la guerra tra Genovesi e Sabaudi nel 1624, tra i possedimenti della Repubblica di Genova, che sottopose Aquila alla giurisdizione del commissariato zuccarellese[5].
Con la dominazione francese il territorio di Aquila rientrò dal 2 dicembre 1797 all'interno della Repubblica Ligure[5]. Dal 28 aprile del 1798[5] fece parte del I cantone, con capoluogo Albenga, della Giurisdizione di Centa e dal 1803 centro principale del III cantone di Pieve nella Giurisdizione degli Ulivi[5]; nel 1804 aggregò il territorio del soppresso comune di Gavenola[7]. Annesso al Primo Impero francese, dal 13 giugno 1805 al 1814 venne inserito nel Dipartimento di Montenotte[5].
Nel 1928[9] il comune di Aquila d'Arroscia fu soppresso e aggregato al territorio comunale di Borghetto d'Arroscia, poi ricostituito nel 1947[10]; al 1949[11] risalgono gli ultimi aggiustamenti ai confini amministrativi con la cessione a Borghetto d'Arroscia della frazione di Gavenola.
Chiesa parrocchiale di Santa Reparata nel capoluogo. I lavori per la sua edificazione avvennero tra il 1582 e il 1589, mentre all'8 ottobre 1597 risalirebbe la consacrazione dell'edificio. La facciata, in stile barocco, fu portata a termine nel corso del 1625. Il coro ligneo presente proviene dal convento degli Agostiniani di Pieve di Teco.
Oratorio di San Sebastiano, risalente al 1732, è in stile barocco.
Cappella di San Giacomo, eretta sul colle a cavallo tra la valli Arroscia e Pennavaira.
Architetture militari
Castello dei marchesi di Clavesana. Del precedente castello, costruito intorno al 1090, rimangono ad oggi solo i ruderi, però sono ancora visibili le vecchie mura merlate e i quattro lati della torre poligonale mozzata.
Il comune di Aquila d'Arroscia ha conseguito la certificazione del proprio sistema di gestione ambientale conformemente alla norma ISO 14001.[15]
Cultura
Istruzione
Musei
Museo del Territorio, allestito in alcuni locali annessi all'oratorio di Santa Caterina ad Aquila d'Arroscia.
Geografia antropica
Il territorio comunale è costituito, oltre al capoluogo, dalle borgate di Affredore, Aira, Canto, Ferraia, Loga, Maglioreto, Montà, Mugno, Piazza (sede comunale) e Salino per una superficie territoriale di 10,06 km²[16].
Come altri comuni imperiesi basa la sua economia sulla coltivazione della vite e alla produzione di olio di oliva. Dalla vite vengono ricavati due prodotti vinicoli, l'Ormeasco e il Pigato. Rientra tra gli 11 comuni di produzione dell'aglio di Vessalico. È praticata anche l'orticoltura e la pastorizia.
Infrastrutture e trasporti
Strade
Il territorio di Aquila di Arroscia è attraversato principalmente dalla strada provinciale 78 che permette il collegamento stradale con Ranzo, a sud, e Borghetto d'Arroscia ad ovest innestandosi con la provinciale 14.
^Il toponimo dialettale è citato nel libro-dizionario del professor Gaetano Frisoni, Nomi propri di città, borghi e villaggi della Liguria del Dizionario Genovese-Italiano e Italiano-Genovese, Genova, Nuova Editrice Genovese, 1910-2002.
^Dopo la mancata candidatura o candidature nel rinnovo delle consultazioni amministrative del 25 maggio 2014, il Comune viene commissariato e retto da un commissario straordinario sino a nuova elezione così come previsto dall'art. 85 c. 3 del DPR 16 maggio 1960 n. 570