Nacque a Lecce, città appartenente al regno di Napoli. Dopo le prime esperienze a Lecce, dove fu allievo e collaboratore del pittore gallipolino Giovanni Andrea Coppola (1597–1659), andò a Napoli, in Toscana e quindi in Francia, stabilendosi a Tolosa, dove dipinse una pala d'altare per i Carmelitani, come descritto nel Traité sur la Peinture di Du Puy. Il Duca di Montagu e Carlo II d'Inghilterra, sperando di rilanciare gli arazzi presso Mortlake, danneggiati dalla guerra civile, incontrarono Verrio che dipingeva a Parigi e lo invitarono in Inghilterra nel 1671.
Verrio fu assunto, insieme all'architetto Hugh May e allo scultore Grinling Gibbons, per decorare il Castello di Windsor, dove, nel Cristo che risana il malato, raffigurò se stesso, Godfrey Kneller e Baptist May, perito dei lavori, in lunghe parrucche, come spettatori del miracolo. Ricevette quasi 7 000 sterline per il suo lavoro. La maggior parte dei suoi interventi andò perso nelle successive ridecorazioni.
Fu nominato maestro giardiniere del re e gli fu assegnato un alloggio in St. James's Park. Con l'ascesa di Giacomo II, Verrio fu nuovamente assunto a Windsor per lavorare alla tomba del cardinale Wolsey, poi destinata ad una cappella romana cattolica. Si dice che abbia rifiutato alcune volte di lavorare per il protestante re Guglielmo III d'Orange. Fu poi assunto (1697) da Lord Exeter presso Burghley House nel Lincolnshire, dove si può ammirare la "Hell Staircase" (la "Scala dell'Inferno" con l'inferno raffigurato nella bocca di un enorme gatto nero) e quello che è considerato il suo capolavoro ancora esistente: l'affresco illusionistico dei classici dei e semidei danzanti nella spettacolare "Heaven Room" (1688-1698)[collegamento interrotto]. Successivamente eseguì molti lavori notevoli a Chatsworth House, tra cui la pala d'altare nella cappella, rappresentante l'Incredulità di San Tommaso. L'allievo di Verrio più importante fu il francese Louis Laguerre, ma ebbe un'influenza determinante anche sull'inglese James Thornhill.
Dopo la Rivoluzione Gloriosa (1688), solo grazie all'opera di persuasione di Lord Exeter, Verrio acconsentì di servire re Guglielmo III d'Orange e fu assunto per dipingere le stanze del re e della regina, nonché il grande scaloneArchiviato il 10 gennaio 2021 in Internet Archive. del palazzo di Hampton Court. La decorazione, ispirata dall'opera I Cesari dell'imperatore Flavio Claudio Giuliano, celebra il nuovo sovrano, sotto l'effigie di Alessandro Magno, in quanto campione della tolleranza e della libertà.
La regina Anna gli concesse una pensione annuale di 200 sterline. Morì ad Hampton Court.
Verrio ebbe il merito di introdurre in Inghilterra l'illusionismo prospettico e la decorazione barocca che fece scuola ed ebbe numerosi imitatori compresi i suoi allievi. Tuttavia, nei secoli successivi, la sua opera fu vista come un'aberrazione nella cultura artistica inglese; Verrio fu descritto da Horace Walpole come[1]
Un pittore eccellente per il tipo di soggetti su cui era impiegato, senza molta invenzione e con meno buongusto, la sua matita esuberante era pronta a versare dei, dee, re, imperatori e trionfi, su quelle superfici pubbliche su cui l'occhio mai si sofferma abbastanza per criticare e dove uno si dispiacerebbe nel collocare lavori di un maestro migliore: intendo i soffitti e le scale.
Alexander Pope derise ironicamente l'eccessivo arredamento promosso dalla nobiltà, con i seguenti versi[2]:
I soffitti dipinti che con devozione guardate, / dove si estendono scomposti i santi di Verrio e Laguerre / o le nuvole dorate in buona espansione si trovano, / e portano tutto il paradiso davanti ai tuoi occhi.
Note
^H. Walpole, Anecdotes of painting in England, with some account of the principal artists.[1]
^A. Pope, Moral Essays, Epistle IV: To Richard Boyle, Earl of Burlington. Of the use of riches.[2]
Bibliografia
Jeffery Daniels, English Baroque Sketches at Marble Hill, in "The Burlington Magazine", Vol. 116, No. 856 (Jul. 1974), pp. 420–422.
Edgar Wind, Giuliano l'Apostata a Hampton Court, in Idem, Humanitas e ritratto eroico. Studi sul linguaggio figurativo del Settecento inglese, Milano, Adelphi, 2000, pp. 79–94.
Axel Hémery,(a cura di), Antonio Verrio. Chroniques d’un peintre italien voyageur (1636-1707), Musée des Augustins, 2010 (catalogue de l'exposition au musée des Augustins de Toulouse en 2010).
Raffaele De Giorgi, "Couleur, couleur!". Antonio Verrio: un pittore in Europa tra Seicento e Settecento (Edifir, Firenze 2009). ISBN 9788879704496