Per l'ideologia antimilitarista l'esercito e le strutture militarizzate sono apportatori di guerra e di violenza, oltre che oppressori della libertà personale degli individui, specialmente dove è in vigore la leva obbligatoria (ma non solo), oltre a essere una lobby potente che ostacolerebbe comunque la pace al fine, particolarmente secondo i socialisti, di spezzare la solidarietà internazionale dei lavoratori. L'antimilitarismo ricorda spesso il ruolo avuto dall'esercito nei colpi di stato e nell'instaurazione di violente dittature militari.
«Il cinema antimilitarista, pur nel differenziarsi di varie posizioni ideologiche, esprime una condanna della guerra, di cui mette in evidenza l'assurdità e l'insensatezza, e della crudele mentalità militarista che esige cieca obbedienza anche di fronte agli ordini più folli. Non c'è più eroismo e desiderio di gloria, ma angoscia e paura, senso di frustrante impotenza di fronte al massacro, se non, in alcuni casi, aperta ribellione alla gerarchia.[2]»
Un classico dei film a contenuto antimilitarista è da considerare All'ovest niente di nuovo (All Quiet on the Western Front) è un film del 1930 diretto da Lewis Milestone, vincitore del Premio Oscar come miglior film e miglior regista. Un film che fu proiettato in un ambiente culturale del tutto ostile al messaggio pacifista dell'opera che veniva proclamato in un'Europa dove già si diffondevano le ideologiefasciste. La sua uscita nelle sale cinematografiche tedesche suscitò infatti la sdegnosa reazione dei nazisti, che cercarono di bloccarne la visione, arrivando a lanciare topi in platea durante la "prima" a Berlino.[3] Sullo stesso tema il contemporaneo film, proibito il 27 aprile 1933 dalla censura nazista, Westfront 1918 di Georg Wilhelm Pabst che narrava gli ultimi mesi di vita e di morte precedenti la fine della prima guerra mondiale di quattro fanti tedeschi sul fronte francese.
Un tema analogo, riferito alla guerra civile americana, edulcorato e con ben altri esiti artistici, più aderenti alla cultura e alla mentalità filmica hollywoodiana era quello trattato dal film, che non suscitò polemiche, La legge del Signore con ambientazione western del 1956 diretto da William Wyler, vincitore della Palma d'oro come miglior film al 10º Festival di Cannes.[4] Nel film si racconta dello scontro in una famiglia di pionieri quaccheri tra l'intransigenza nonviolenta della madre, il buon senso del padre fedele alla morale pacifista della Legge del Signore e il giovane figlio che nonostante le sue convinzioni religiose ritiene giusto combattere per la difesa della patria nordista e della sua stessa famiglia dai razziatori sudisti.
Di ben altro valore artistico e culturale la produzione nello stesso anno 1956 del film L'arpa birmana (Biruma no tategoto) diretto da Kon Ichikawa, dove si racconta di Mizushima, un soldato giapponese che accetta la missione di far arrendere nel luglio 1945, a guerra ormai terminata, un gruppo di fanatici suoi compatrioti che, rifugiatisi in una caverna, hanno deciso di continuare a combattere. Il soldato viene trattato da vigliacco e da traditore quando tenta di spiegare al comandante che, scaduto il termine imposto dagli Alleati, la caverna verrà bombardata. Allo scadere dell'ultimatum, molti muoiono sotto il fuoco dell'artiglieria. Mizushima rimane ferito, un prete buddista lo raccoglie e cura le sue ferite dandogli una lezione di umanità. Mizushima decide allora di non ricongiungersi con i commilitoni e di diventare bonzo, per dare onorevole sepoltura ai corpi dei compatrioti morti.
Una sorte simile all'opera di Autant Lara ebbe invece Orizzonti di gloria (Paths of Glory) film antimilitarista americano del 1957 diretto da Stanley Kubrick premiato con il Nastro d'argento1959 come miglior regista straniero che soltanto nel 1975 fu proiettato in Francia.