Girato nel 1972 con uno dei primi videoregistratori portatili utilizzati in Italia, il film fu proiettato per la prima volta al Filmstudio di Roma nel 1975e riscosse un grande successo da parte del pubblico e della critica. Pur essendo un film indipendente, Anna ebbe buona eco sui mezzi di comunicazione di massa.[senza fonte]
Genesi del film
Un giorno, alla fine degli anni '60, l'attore Massimo Sarchielli incontra Anna nei pressi di piazza Navona a Roma. Anna è una ragazza sedicenne, incinta e visibilmente sotto l'effetto di sostanze stupefacenti; figlia di immigrati sardi in Francia e sfuggita a diversi tentativi di suicidio e con costanti momenti depressivi, la ragazza era scappata da diversi riformatori. Sarchielli decide di prendersi cura di lei e la porta a casa sua.
Inizia subito a prendere appunti sui comportamenti della ragazza, fino al momento in cui decide di riprenderla in video per girare un film. Inesperto di regia, chiama il suo amico Alberto Grifi e gli propone di collaborare al progetto. Grifi accetta e i due iniziano a girare[1]. Il risultato sono circa 11 ore di registrazioni magnetiche; una parte di queste registrazioni viene poi trasferita su pellicola 16mm attraverso un vidigrafo artigianale creato da Grifi[2]. La durata del film in seguito viene ridotta a 3 ore e 45.
Distribuzione
Il film fu portato alla Biennale di Venezia dove ebbe un impatto fortissimo sui critici e dove fu molto esaltato[senza fonte]. Grifi e Sarchielli, però, ebbero forti contrasti tra loro; il successo del film a Venezia contribuì ad acuire le tensioni, dal momento in cui Grifi fu ritenuto il principale artefice dell'opera e il contributo di Sarchielli venne messo in ombra[3]. Successivamente la pellicola fu presentata anche al Festival di Berlino ed infine al Festival di Cannes 1976 nella sezione L'air du temp.