L'abbazia di San Germano, in franceseAbbaye Saint-Germain, sorge nella parte nord della città di Auxerre, in Francia.
Fa parte di un'antica abbaziabenedettina fondata nel V secolo e oggi destinata a Musée d'Art et d'Histoire, dedicato alla Preistoria, al Neolitico e all'archeologia Gallo-romana[1].
Una prima cappella sorse in questo sito nel V secolo per volere di san Germano d'Auxerre, il quale donò alcuni terreni di proprietà della sua famiglia che si trovavano allora a nord della città gallo-romana, fuori dalle mura. Venne eretta per accogliervi alcune reliquie di san Maurizio e della Legione tebana. Germano stesso vi venne sepolto il 1º ottobre 448[3]; da quel momento la cappella venne chiamata Chiesa di San Germano[4].
La basilica merovingia
Verso l'inizio del VI secolo la regina Clotilde, seconda moglie di Clodoveo I e principessa borgognona cristiana, volle onorare il culto del vescovo san Germano erigendo un nuovo mausoleo-basilica al posto della modesta cappella originaria. La nuova chiesa, di stile merovingio, con pianta basilicale a tre navate, misurava circa 50 metri di lunghezza[3]. Questo edificio attirava sempre più la volontà dei cristiani di farsi seppellire vicino al Santo, soprattutto con la conversione al cattolicesimo dei Franchi.
Già dal 725 è attestata la presenza di una comunità di monaci, che inglobarono la chiesa nella loro abbazia[5].
Il re Carlo il Calvo, particolarmente devoto al Santo, accordò delle Lettere patenti all'abbazia per garantirne il patrimonio fondiario, e vegliava per preservarne i privilegi[3].
La basilica carolingia
In seguito alla sua prodigiosa guarigione, nell'840, il conte Corrado I di Borgogna, del ramo borgognone dei Welfen, dispose di edificare una nuova basilica come ex voto.
I lavori iniziarono nell'841 e terminarono verso l'865: l'edificio aveva pianta basitale divisa in tre navate e misurava 100 metri di lunghezza. Resta di quel periodo la cripta, a più livelli per seguire la conformazione del terreno, terminata nell'857 con la traslazione delle spoglie di san Germano.
Verso il X secolo l'abbazia decadde, e per lungo tempo restò governata da prevosti senza avere un proprio abate[4].
Erberto, vescovo di Auxerre dal 971 al 996, e fratellastro di Ugo Capeto e del duca Enrico I di Borgogna, incitò Enrico I a riportare l'ordine nell'abbazia. Così Maiolo, abate di Cluny, fu incaricato di restaurare la disciplina dell'ordine religioso[7]. Maiolo nominò abate Heldric e dal 994 l'abbazia ricevette il diritto reale di nominare i propri abati. Erberto ed Enrico I elargirono numerosi doni all'abbazia, fra cui 11 chiese della diocesi[7].
Da allora ristrutturazioni e ampliamenti si susseguirono. Nella metà del XII secolo il complesso venne profondamente trasformato: la chiesa, con la creazione di un grande piedicroce e narteceromanici, poi dotati di due torri gemelle sulla facciata, di cui oggi rimane la destra; il monastero con la ricostruzione del chiostro, della sagrestia e della sala capitolare, ancora conservati[1].
La chiesa attuale
Nel 1256 l'abbazia si associò con quella di San Martino ad Autun, ottenendo l'indipendenza da Cluny.
Danneggiata nel corso degli anni da diversi incendi[3], nel 1277 l'abate Jean de Joceval decise la riedificazione dell'abbazia in stile gotico.
In quest'epoca si costruì la chiesa attuale, dalla pianta a croce latina divisa in tre navate, con transetto, coro a deambulatorio e profonda cappella absidale a tre navate su esili colonnine. Inoltre si mise mano alla cantina e al refettorio, rispettivamente nel XIII e nel XV secolo[1].
Il cantiere continuò fino al 1398, quando i lavori furono interrotti, ancora non del tutto completati, a causa della Guerra dei cent'anni.
Età moderna e contemporanea
A partire dal 1540 vi si installò un regime commendatizio, che portò a una prima decadenza dell'abbazia.
Nel 1567 il complesso venne vandalizzato, e in parte distrutto, dagli Ugonotti, che dispersero anche le reliquie. L'abbazia venne riorganizzata nel 1629 dalla Congregazione di San Mauro, alla quale fu assegnata, e nel corso di due secoli procedettero diverse ricostruzioni degli edifici abbaziali e del chiostro.
Nel 1792, con la Rivoluzione francese, la congregazione fu soppressa e l'anno dopo i benedettini cacciati. L'abbazia, danneggiata e in parte distrutta, divenne bene nazionale e destinata a collegio militare.
Nel 1810 una parte gli antichi edifici abbaziali accolsero un ospedale, mentre un'altra parte venne demolita, la torre sinistra della facciata fu demolita nel 1812 insieme al nartece e alle prime tre campate del piedicroce.
Nel 1817, sotto il regno di Luigi XVIII, venne costruita la facciata attuale, in un modesto stile neogotico e nel 1840 l'abbazia fu dichiarata monumento storico.
I primi importanti restauri sono stati effettuati nel 1924; nel 1968 il Comune di Auxerre acquista il complesso e intraprende dei grandi lavori di restauro fra il 1969 e il 1972 per adibirlo a Museo.
La cripta
La cripta è particolarmente importante sia per l'originaria architettura carolingia, tra le meglio conservate di Francia, sia per il ciclo di affreschi risalente al IX secolo[1], i più antichi del Paese, riscoperti nel 1927. Da queste pitture si è potuto studiare l'aspetto delle arti figurative di quel tempo, poiché altrove sono quasi completamente distrutte (restano pochi esempi coevi a Malles, a Müstair, a Naturno ed a Castelseprio).
Le pareti sono trattate con decorazioni di finti elementi architettonici (volte a crociera, fregi e altro), all'interno dei quali sono disegnate alcune lunette istoriate con scene di santi. Una scena riporta la Lapidazione di Santo Stefano ed è interessante come il pittore sia attento alla dinamica delle figure, ritraendo con verosimiglianza i gesti e le espressioni facciali, ma lasci lo sfondo vagamente indeterminato, con una chiesa dalla quale esce il santo, incongruente per dimensioni (la porta arriva appena alla vita dei personaggi) e per prospettiva (un po' frontale, un po' "a volo d'uccello").
^(FR) Vaast-Barthélemy Henry: Mémoires historiques sur la ville de Seignelay, département de l'Yonne, depuis sa fondation au viiie siècle, jusqu'en 1830, vol. 1 et 2, Ed. Comynet, Avallon, 1833, 369 e 370 pag.
^ab(FR) Jean Leboeuf: Mémoire concernant l’histoire ecclésiastique et civile d’Auxerre, vol. 1, 1848, 544 p.
Bibliografia
(DE) Otto Demus, Romanische Wandmalerei. Aufnahmen von Max Hirmer, München, 1968
(FR) Jean Leboeuf: Mémoires concernant l'histoire civile et ecclésiastique d'Auxerre et de son ancien diocèse, vol. I, Auxerre, Ed.Perriquet, 1743
(FR) Jean Leboeuf: Mémoire concernant l’histoire ecclésiastique et civile d’Auxerre, vol. 1, 1848, 544 p.
(FR) Vaast-Barthélemy Henry: Mémoires historiques sur la ville de Seignelay, département de l'Yonne, depuis sa fondation au viiie siècle, jusqu'en 1830, vol. 1 et 2, Ed. Comynet, Avallon, 1833, 369 e 370 pag.
(FR) Christian Sapin: Archéologie et architecture d'un site monastique. 10 ans de recherche à l'abbaye Saint-Germain d'Auxerre, Centre d'études médiévales d'Auxerre e Edizioni du Comité des travaux historiques et scientifiques, Auxerre e Paris, 2000, 493 p., ISBN 978-2-7355-0421-3.
(FR) Noëlle Deflou-Leca: Saint-Germain d'Auxerre et ses dépendances (ve – xiiie siècle), Ed. PSE, 2010, 773 p., ISBN 978-2-86272-455-3.