Fu tra i primi[senza fonte] prigionieri politici ad essere rinchiuso in una psichuška, la rete di ospedali psichiatrici istituiti dal governo dove venivano internati i dissidenti sovietici. In totale ha trascorso dodici anni tra prigioni, campi di lavoro ed ospedali psichiatrici.
Nel 2015 è stato processato nel Regno Unito con l'accusa, da lui falsamente[1] attribuita ai servizi di sicurezza russi, di possesso di materiale pedopornografico di categoria A[2] (attività sessuale penetrativa con un bambino e/o attività sessuale di un bambino con un animale o sadismo nei confronti di un bambino), ma si è ammalato ed è morto prima della fine del processo.
Biografia
Bukovskij nacque da una famiglia evacuata da Mosca durante la seconda guerra mondiale. Nel 1959 fu espulso dalla scuola di Mosca che frequentava per aver fondato una rivista non autorizzata ed esserne divenuto il direttore.
Attivismo ed arresti
Dal giugno 1963 al febbraio 1964, Bukovskij è stato detenuto (articolo 70-1 del codice penale sovietico) in una psichuška per aver organizzato incontri di poesia nel centro di Mosca presso il monumento a Vladimir Majakovskij. Nel gennaio 1967 è stato arrestato per aver organizzato manifestazioni in difesa di Aleksandr Ginzburg, Jurij Galanskov ed altri dissidenti (articolo 190-1, tre anni di reclusione); fu rilasciato nel gennaio 1970.
Nel 1971 Bukovskij riuscì a far giungere in Occidente un documento di oltre 150 pagine che descriveva gli abusi commessi negli istituti psichiatrici sovietici nei contronti di dissidenti politici. L'informativa ebbe grande eco negli ambienti degli attivisti per i diritti umani in tutto il mondo (incluso l'URSS) e per questo fu arrestato nuovamente nel gennaio 1972 con l'accusa di aver avuto contatti con giornalisti stranieri e per possesso e diffusione di samizdat (articolo 70-1, sette anni di prigionia più cinque di esilio). Insieme con un compagno di prigionia, lo psichiatra Semën Gluzman, redasse un Manuale di psichiatria per dissidenti per aiutare altri dissidenti a combattere gli abusi delle autorità.
Deportazione
Il destino di Bukovskij e di altri prigionieri politici sovietici, portato ripetutamente all'attenzione da attivisti per i diritti umani e diplomatici occidentali, fu causa di imbarazzo ed irritazione per le autorità. Il 18 dicembre 1976, mentre era in prigione, Bukovskij beneficiò di un accordo di scambio di prigionieri politici (frutto di una forte mediazione internazionale), fra il regime cileno di Augusto Pinochet e URSS che portò alla contestuale liberazione del segretario Partito Comunista del CileLuis Corvalán. Lo scambio avvenne a Zurigo e nel suo racconto autobiografico Il vento va, e poi ritorna, Bukovskij racconta come fu trasferito in Svizzera in manette.[3][4]
Nel Regno Unito
Dal 1976 Bukovskij ha vissuto a Cambridge, in Inghilterra, interessandosi di neuropsicologia e scrivendo. Ha conseguito un master in biologia ed ha scritto diversi libri e saggi politici. Oltre a criticare il regime sovietico, parla spesso di quella che chiama la "creduloneria occidentale", cioè una mancanza di fermezza del liberalismo occidentale nei confronti degli abusi del comunismo. Nel 1983, insieme con Vladimir Maksimov ed Ėduard Kuznecov, ha fondato l'organizzazione anticomunistaResistenza internazionale (in russo: Интернационал сопротивления) della quale è stato eletto presidente.
Nel 1985, insieme con Albert Jolis, Armando Valladares, Jeane Kirkpatrick, Midge Decter e Jurij Jarym-Agaev, ha fondato la Fondazione americana per la resistenza internazionale (in inglese: American Foundation for Resistance International); la fondazione, alla quale più tardi aderirono anche Richard Perle e Martin Colman, divenne il centro di coordinamento per i movimenti di dissidenti e democratici che miravano a rovesciare il comunismo. Creò inoltre il Consiglio nazionale di supporto ai movimenti democratici (in inglese: National Council To Support The Democracy Movements) - noto anche come Consiglio nazionale per la democrazia (in inglese: National Council For Democracy) - che prestò aiuto per la instaurazione di stati di diritto basati su regole democratiche, nonché assistenza nella redazione delle costituzioni e nella realizzazione delle strutture civili[senza fonte].
Dopo il crollo dell'URSS
Nell'aprile 1991 Vladimir Bukovskij ha visitato Mosca per la prima volta dopo la sua prigionia ed esilio. Durante la campagna per le elezioni presidenziali del 1991 Boris El'cin considerò Bukovskij come un potenziale vice presidente insieme a Galina Starovojtova e Gennadij Burbulis, ma alla fine la sua scelta cadde su Aleksandr Ruckoj. Nel 1992, dopo la dissoluzione dell'Unione Sovietica, il governo del presidente El'cin invitò Bukovskij a testimoniare nel processo in corso davanti alla Corte costituzionalerussa per determinare se il PCUS fosse un'organizzazione fuorilegge.
Per preparare la sua testimonianza, Bukovskij richiese ed ottenne l'accesso ad un gran numero di documenti conservati negli archivi sovietici. Usando un piccolo scanner portatile ed un computer portatile riuscì a scannerizzare in segreto molti documenti (alcuni dei quali molto riservati), tra i quali anche rapporti del KGB al Comitato centrale, ed a farli giungere in segreto in Occidente.[5] Il processo, che nelle premesse doveva essere un altro Processo di Norimberga capace di dare l'avvio ad un processo di riconciliazione con il passato comunista, fu per Bukovskij quasi una farsa. Egli dichiarò che:
«Avendo fallito nel porre fine al sistema comunista in maniera definitiva, ora rischiamo di integrare il mostro sopravvissuto nel nostro mondo. Non può certamente più essere chiamato comunismo, ma conserva ancora molti dei suoi caratteri pericolosi... Finché un tribunale simile a quello di Norimberga non avrà espresso il suo giudizio su tutti i crimini commessi dal comunismo, questo non è morto e la guerra non è finita.»
Gli servirono due anni e l'aiuto di numerosi assistenti per ricomporre i documenti scansionati e pubblicarli. Il libro è stato pubblicato nell'originale inglese con il titolo Judgement in Moscow, ricalcando quello del famoso film Judgment at Nuremberg, che aveva impressionato Bukovskij durante l'adolescenza. L'opera ha attirato l'attenzione internazionale ed è stato tradotto in molte lingue. In italiano è stato pubblicato nel 1999 dall'editore Spirali con il titolo Gli archivi segreti di Mosca.
Nel 1992 un gruppo di deputati liberali del Consiglio della città di Mosca offrì a Bukovskij la candidatura per le elezioni come nuovo sindaco della città all'indomani delle dimissioni di Gavriil Popov. Bukovskij rifiutò. All'inizio del 1996 un gruppo di professori universitari, giornalisti ed intellettuali moscoviti suggerì che Bukovskij avrebbe dovuto concorrere per la carica di presidente russo, da candidato alternativo sia al presidente uscente Boris El'cin, sia al suo avversario (il comunista Gennadij Zjuganov). Non fu inoltrata alcuna nomina formale. Comunque Bukovskij non avrebbe potuto partecipare alla corsa presidenziale, in quanto la Costituzione russa sancisce che un candidato alla carica di presidente deve aver vissuto nello Stato nei dieci anni precedenti le elezioni.
Fondazione dei CpL e attività politiche
Nel 1997, con il suo appoggio, nacquero i Comitati per le libertà (in latino: Comitatus pro Libertatibus), un movimento internazionale a base federale che si batte per difendere e diffondere la cultura delle libertà del quale è eletto presidente generale il 29 gennaio 2000 all'Assemblea Generale di Firenze.
Nel 2002Boris Nemcov, deputato della Duma e leader dell'Unione delle Forze di Destra, fece visita a Bukovskij a Cambridge per discutere la strategia dell'opposizione russa. Bukovskij disse a Nemcov che, secondo lui, era essenziale che i liberali russi adottassero una posizione inflessibile nei confronti del presidente Vladimir Putin, il cui governo considerava autoritario. Nel gennaio 2004, insieme a Garry Kasparov, Boris Nemtsov, Vladimir Kara-Murza e altri, Bukovskij fondò la Committee 2008, una "organizzazione ombrello" dell'opposizione russa democratica, il cui scopo era di assicurare libere ed oneste elezioni presidenziali nel 2008.
Nel 2005 Bukovskij partecipò ad "Hanno scelto la libertà" (in russo: "Они выбирали свободу"),[7] un documentario in quattro parti sul movimento di dissidenza sovietico. Nello stesso anno, in occasione delle rivelazioni sui prigionieri a Guantanamo, Abu Ghraib e le altre prigioni segrete della CIA, Bukovskij criticò la razionalizzazione della tortura.[8] Bukovskij tracciò alcuni paralleli tra l'Unione Sovietica e l'Unione europea.[9]
Sin dalla sua elezione a presidente dei Comitati per le libertà, Bukovskij si impegnò assieme allo scrittore e giornalista Dario Fertilio e allo storico Stéphane Courtois per la celebrazione annuale di una giornata di commemorazione delle vittime dei Gulag, denominata Memento Gulag. Venne scelta come data il 7 novembre, ricorrenza dell'inizio la Rivoluzione d'ottobre nel calendario gregoriano.
Nella loro risposta ai politici e ai pubblicisti pro-Cremlino che esprimevano dubbi sulla possibilità di candidarsi da parte di Bukovskij, i suoi designatori confutarono una serie di affermazioni che venivano frequentemente ripetute.[24] Più di 800 sostenitori designarono Bukovskij come candidato alla presidenza il 16 dicembre 2007 a Mosca. Bukovskij si assicurò la partecipazione richiesta e sottopose la propria iscrizione alla Commissione Elettorale Centrale il 18 dicembre 2007.[25][26][27] Il gruppo di sostegno confutò le prime dichiarazioni dei media filogovernativi in merito al fallimento di Bukovskij nella corsa presidenziale e ai ricorsi presso la Corte Costituzionale.[28][29]
La Commissione Elettorale respinse la domanda di Bukovskij il 22 dicembre 2007, sostenendo che nella documentazione sottoposta non erano state fornite sufficienti informazioni sulla sua attività di scrittore, che Bukovskij era in possesso di un permesso di lavoro britannico e che non aveva vissuto in territorio russo negli ultimi dieci anni.[30] Bukovskij ricorse in appello contro la decisione dapprima presso la Corte Suprema il 28 dicembre 2007, e quindi presso la Corte di Cassazione il 15 gennaio 2008.[31][32]
Morte
Morì per un arresto cardiaco a Cambridge, nel Regno Unito, il 27 ottobre 2019 all'età di quasi 77 anni, dopo un periodo di cattiva salute.[33]
Pubblicazioni
Di seguito le principali pubblicazioni di Bukovskij in lingua italiana. Si veda questa pagina. per l'elenco dettagliato.
Vladimir Bukovskij, Una nuova malattia mentale in Urss: l'opposizione, Milano, Etas Kompass, 1972.
Vladimir Bukovskij, Semen Gluzman, Marco Leva, Guida psichiatrica per dissidenti. Con esempi pratici e una lettera dal Gulag, Milano, L'erba voglio, 1979.
Vladimir Bukovskij, Come costruire un castello - La mia vita di dissidente, 1978.
Vladimir Bukovskij, Il vento va e poi ritorna, Feltrinelli, 1978, p. 404.
Vladimir Bukovskij, La scelta della libertà, 1987.
Vladimir Bukovskij, URSS: dall'utopia al disastro, Spirali, 1991, p. 282, ISBN978-88-7770-312-5.
Vladimir Bukovskij, Il convoglio d'oro, Spirali, 1994, p. 275, ISBN978-88-7770-391-0.
Vladimir Bukovskij, Gli archivi segreti di Mosca, Spirali, 1999, p. 849, ISBN978-88-7770-519-8. basato sulla sua visita in Russia del 1992 e sugli "Archivi Sovietici".
^(RU) Vladimir Bukovskij, «И возвращается ветер…», su vehi.net. URL consultato il 16 luglio 2009.
^(RU) Vladimir Bukovskij, «И возвращается ветер…», su tyurem.net. URL consultato il 21 luglio 2009.
^Molte delle scansioni di questi documenti sono disponibili come "Archivi Sovietici" (archiviato dall'url originale il 25 aprile 2011). (INFO-RUSS)
^(EN) Jamie Glazov, The Cold War and the War Against Terror, su frontpagemag.com., FrontPage Magazine, 1º luglio 2002. URL consultato il 4 marzo 2021 (archiviato dall'url originale il 30 luglio 2012).
^ Dario Fertilio, Memento Gulag 2009 a Trieste, su litaliano.it, L'Italiano, 6 novembre 2009. URL consultato il 4 marzo 2021 (archiviato dall'url originale l'11 gennaio 2013).
^Memento Gulag. Memento oggi, su senato.it, Senato.it, 8 novembre 2005. URL consultato il 26 novembre 2012 (archiviato dall'url originale il 2 dicembre 2013).
(RU) Инакомыслие, Диссиденты в 70-х Годах (archiviato dall'url originale l'11 giugno 2007).; materiale relativo alle attività, agli arresti e allo scambio di Bukovskij.
(EN) Jamie Glazov, The West Lost The War: Vladimir Bukovsky, su frontpagemag.com, FrontPage Magazine, 9 maggio 2001. URL consultato il 4 marzo 2021 (archiviato dall'url originale l'11 aprile 2013).
(EN) Jamie Glazov, A Conversation With Vladimir Bukovsky, su frontpagemag.com, FrontPage Magazine, 30 maggio 2003. URL consultato il 4 marzo 2021 (archiviato dall'url originale il 10 aprile 2013).
(EN) Voices of Dissent (archiviato dall'url originale il 3 marzo 2016). - Un documentario su presunti abusi di diritti umani presentato da Vladimir Bukovskij (2006).
(RU) Bukovsky at NTV. - Intervista televisiva con Vladimir Bukovskij
(DE) Vladimir Bukovskij, Europa auf dem Weg in die Diktatur? - Teil I., su zeit-fragen.ch, Zeit Fragen, 13 novembre 2000. URL consultato il 21 luglio 2009 (archiviato dall'url originale il 19 giugno 2010).
(DE) Vladimir Bukovskij, Europa auf dem Weg in die Diktatur? - Teil II., su zeit-fragen.ch, Zeit Fragen, 13 novembre 2000. URL consultato il 21 luglio 2009 (archiviato dall'url originale il 16 ottobre 2004).