Il suo nome è rimasto celebre per la sua redazione di una Kronika Česká, edita nel 1541, commissionata da alcuni nobili cattolici, allo scopo di contestare la Kronika o založeni zemč české ("Cronaca sulla fondazione della terra ceca"), scritta dall'Hussita Martin Kuthen e ritenuta troppo indulgente nei confronti della borghesia.[1]
Però anche il saggio di Hajek non venne considerato imparziale da tutti, perché attinse da alcune fonti storiche fornite dalle stesse autorità che gli avevano affidato l'incarico, e inoltre dopo la pubblicazione della sua opera i documenti delle sue fonti originali diventarono irreperibili.[1]
Nonostante il successo riscosso dalla Kronika,Hájek ebbe svariati problemi economici e nel 1545 cadde in disgrazia e venne arrestato con l'accusa di disubbidienza religiosa ed eresia e morì otto anni dopo a Praga.[3]
Dal punto di vista letterario, comunque, la Kronika di Hájek, si rivelò superiore a tutte le opere dello stesso genere pubblicate fino a quel momento e contribuì all'evoluzione della letteratura ceca.[1]
Il suo lavoro si distinse per una marcata "gioia del raccontare" e per una integrazione dei fatti storici con racconti raccolti dalla tradizione orale popolare e da riferimenti di autori dell'antichità classica.[4]
La sua vasta cronaca della storia ceca coprì il periodo dall'arrivo degli antenati cechi nell'anno 644 fino all'incoronazione di Ferdinando I come re di Boemia nel 1526.[2]
La Kronika di Hájek si dimostrò apprezzabile anche stilisticamente, al punto che ispirò non solamente scrittori dell'Ottocento, come Tyl, paladino del Risorgimento ceco, ma anche autori moderni, quali Jirásek.[1]
Anche Goethe completò la sua conoscenza della storia della Boemia con la Kronika di Hájek.[5]
Opere principali
Kronika česká, 1533-1539, pubblicato per la prima volta nel 1541;
O nešťastné příhodě, kteráž se stala skrze oheň v Menším Městě pražském a na hradě svatého Václava i na Hradčanech, 1541
Život Adamův aneb jinak od starodávna Solfernus, kniha velmi kratochvilná a utěšená, 1553;
Bible zlatá Ant. de Rampigolis, (traduzione).
Note
^abcdele muse, V, Novara, De Agostini, 1964, p. 461.