Il cactus di San Pedro (Trichocereus macrogonus var. pachanoi (Britton & Rose) Albesiano & R.Kiesling) è una cactacea colonnare diffusa in Ecuador e Perù.[1][2] Viene chiamato anche wachuma, huachuma, gigantón e aguacolla.[3]
Descrizione
La pianta si presenta, a seconda del vigore, come uno o più fusti ramificanti dalla base alti fino a pochi metri, di un colore verde glauco.
I fiori sono bianchi, come spesso nel genere, profumati, effimeri e notturni.
Le areole della pianta sono prominenti e le spine sono piuttosto corte, da 7 a 13 per areola, brune.
Usi
Nelle sue terre d'origine la pianta non ha molti utilizzi, sebbene possa venir usata come recinzione e per i suoi succhi dall'effetto psichedelico.[4][5] Dal 14 novembre 2022, l'uso tradizionale del cactus è Patrimonio Culturale della Nazione in Perù.[6] L'uso di San Pedro per scopi religiosi è provato indirettamente attraverso i ritrovamenti archeologici, per esempio nella cultura Chavín nella immagine di un dio che tiene il cactus in mano come fosse un bastone.[4][7][8][9]
In italia è molto usata come pianta ornamentale, grazie alla sua rapida crescita.
Contiene molti alcaloidi, tra cui la mescalina.[10][11] Tuttavia, in Italia, la sua coltivazione è legale poiché l'estrazione della mescalina da questa pianta è piuttosto complessa e costosa e dunque poco redditizia. Inoltre, le piante coltivate in Italia presentano concentrazioni di questi metaboliti non paragonabili a quelle che si riscontrano negli habitat originari.
Nella coltivazione hobbystica di cactacee ha grande valore grazie alla sua resistenza, vigoria e facilità di riproduzione, qualità che lo rendono un ottimo portainnesto.
Coltivazione
Va coltivato in pieno sole oppure a mezz'ombra in terreno molto drenato. A questo scopo sono ottimi terreni minerali con granulometrie medio-grosse (a seconda delle dimensioni della pianta). Durante l'inverno può sopportare temperature di -7 °C se tenuto completamente asciutto. In caso si voglia accelerare la crescita occorre utilizzare concimi appositi a basso titolo di azoto.
Viene "bruciato" dall'utilizzo di insetticidi contenenti piretrine, e l'epidermide si riempie di bolle in breve tempo, lignificando.
Viene propagato semplicemente per talea o da seme.[12][13][14]