I suoi studi vennero limitati dai pregiudizi di genere,[4][6] all'epoca ancora molto forti in Giappone, che portavano diverse persone a non accreditare le sue ricerche e a non ritenerla adatta a compiere tali studi. Dopo che sentì parlare degli studi sulla radioattività artificiale di Irène e Frédéric Joliot-Curie, rispettivamente figlia e genero di Marie Curie, Yuasa ne rimase affascinata e decise di trasferirsi in Francia per assisterli: nessuno prima era stato in grado di creare elementi radioattivi artificialmente.[4][5]
Il governo francese supportò la scienziata, consentendole di trasferirsi e di studiare nel Paese attraverso una serie di finanziamenti.[4][5] Yuasa sbarcò in Francia solo pochi mesi dopo l'inizio della seconda guerra mondiale, nel marzo del 1940, ritrovandosi in un contesto di legge marziale; i Joliot-Curie rimasero tuttavia impressionati dall'entusiasmo della trentenne, consentendole di lavorare nel loro laboratorio al Collège de France, dove studiò il nucleo atomico, nonostante gli istituti di ricerca fossero chiusi agli stranieri.[4][5]
«Sento che la mia anima abbia trovato libertà in questo laboratorio, dove le parole 'voglio fare ricerca' sono più importanti di qualsiasi altra cosa e dove nessuno è discriminato per via del proprio genere o della propria nazionalità[4]»
(Toshiko Yuasa)
La campagna di Francia impedì alla scienziata di conseguire i suoi obiettivi: in seguito all'occupazione tedesca della Francia il laboratorio diretto dai Joliot-Curie venne chiuso e Yuasa fu costretta a fuggire, restando senza un lavoro e cadendo in povertà.[4]
La donna mantenne un ottimo rapporto con i Joliot-Curie e, ispirata dalla madre di Irène, Marie Curie, iniziò a studiare il decadimento beta negli isotopi radioattivi artificiali, ricevendo nel 1943 un dottoratohonoris causa per aver dato un gran contributo alla ricerca in un argomento all'epoca di grande interesse scientifico.[4]
In seguito alla liberazione della Francia da parte degli Alleati nel 1944, venne evacuata a Berlino per volontà del governo giapponese, in quanto alleato della Germania nazista.[4][5] Qui la ricercatrice fu nuovamente in grado di ottenere un posto nell'ambito della ricerca all'Università di Berlino; in questo periodo costruì uno spettrometro in grado di misurare i raggi beta, invenzione che portò con sé quando dovette tornare nella sua patria nel 1945, in seguito alla resa della Germania.[4][5]
Tornata in Giappone, Yuasa continuò i suoi studi per qualche mese, quando in seguito all'occupazione del Giappone venne costretta a cessarli; Yuasa iniziò quindi a insegnare all'università nella quale si era laureata, promuovendo il progetto della costruzione di una nuova università nazionale femminile.[4][5]
^abcdefghi(EN) Emi Kou, Biography of Mlle Toshiko Yuasa (PDF), su th.u-psud.fr. URL consultato il 5 novembre 2021 (archiviato dall'url originale il 5 novembre 2021).