Tommaso Redi nacque a Firenze nel 1665 e iniziò la sua carriera pittorica a 18 anni studiando presso Anton Domenico Gabbiani. Si spostò in seguito a Roma, si hanno sue notizie nel 1690, dove partecipò all'Accademia Romana dei Medici dove fu allievo di Ciro Ferri e Carlo Maratta e, per Luigi Lanzi nella sua Storia pittorica, anche di Antonio Balestra.
«Dopo il Gabbiani lo ammaestrarono il Maratta e il Balestra, l'uno e l'altro solidi nello stile...»
(Luigi Lanzi, Storia pittorica dell'Italia dal risorgimento delle belle arti fin presso la fine del secolo XVIII, vol. 1, p. 307)
Questa permanenza nella capitale lo pose in una posizione di potere sugli altri pittori toscani di respiro provinciale.
Lo si vede molto bene in una lettera di risposta al suo maestro Gabbiani ad una richiesta di raccomandazione per il suo mecenate Giovan Giacomo de' Rossi per avere delle commissioni a Roma.
Nella risposta del 10 giugno, del 1690, il Redi dice di aver raccomandato:
«io gli dissi che non c'era altri che il signor Livio[Livio Mehus] e V.S. e il Pignoni [Simone Pignoni]che tenessero la pittura in riputazione»
(Antonio Bottari, Raccolta di lettere sulla pittura, scultura ed architettura)
Questo suo ruolo di apripista per i pittori toscani a Roma viene più volte ribadito nelle corrispondenze tra i pittori. Come nel caso del Luti che scrive al Gabbiani, in una lettera da Roma datata 19 maggio 1691.
«...Ho veduto con non poco incomodo del signor Redi, molte belle cose [...] e in particolare di fabbriche di bella architettura»
Tornato a Firenze, intorno al 1700, divenne il pittore favorito di Cosimo III de' Medici che lo usò spesso per le sue committenze. Ma il suo più prestigioso committente, e protettore fu Francesco Nicolò Maria Gabburri che lo lodò pubblicamente, anche se il Redi era ormai passato a miglior vita, in una lunghissima lettera del 1732 a Pierre Mariette, famoso mercante d'arte francese amico di Antoine Watteau[1].
Fu chiamato anche alla corte dallo Zar di RussiaPietro il Grande, che l'aveva visto in un suo viaggio a Firenze, per farlo partecipare, come maestro, all'Accademia delle Belle Arti di Mosca nel 1716, ma il Redi declinò l'invito e dieci anni dopo morì nella sua città natale.
^Giovanni Gaetano Bottari, Stefano Ticozzi, Raccolta di lettere sulla pittura, scultura ed architettura: Scritte da' più celebri personaggi dei secoli 15, 16 e 17, Volume 2, Silvestri, 1822, p. 365
Bibliografia
Monbeig-Goguel, Catherine, Tommaso Redi. Un dessinateur à l'époque du Grand Tour in Antichità viva 33 (1994), 2/3, S. 82–92
Androssov, Sergej, Tommaso Redi: Una pagina russa in Antichità viva (1995), 2, S. 13–17
Winkelmann, Jürgen, Per Tommaso Redi e Antonio Puglieschi: Due opere ritrovate in Antichità viva 34 (1995), 3, S. 5–12
Russian Patrons and Italian Artists in the 18th Century, St Petersburg, the Dmitry Bulanin Publishing House, 2003