Fu costretto a lasciare Calidone dopo aver ucciso un parente (sulla cui identità le fonti non concordano[4][5]) e per purificarsi si recò ad Argo dove fu accolto da re Adrasto[7].
Esilio e l'incontro con Polinice
Nello stesso periodo, anche un altro principe (Polinice, a sua volta bandito da Tebe), fu ospite del re ed i due una notte si affrontarono per causa di un diverbio[7].
Adrasto li divise e notando che entrambi avevano sullo scudo[5] (oppure indossavano[8]) una pelle di animale, si ricordò di una profezia sul suo futuro e così, per rispettarla, decise di dare in moglie a ciascuno dei due una delle proprie figlie e di aiutarli a fare ritorno nelle rispettive città[7]. Così a Tideo (che aveva la pelle di un cinghiale), spettò Deifile[7][8] e con il matrimonio acquisì il titolo di principe di Argo.
Negli anni successivi e prima della guerra, ebbe il figlio Diomede (che nell'Iliade spesso è citato come Tidìde[9]) e partecipò ai Giochi nemei tenutisi dopo la morte di Archemoro vincendo il torneo di pugilato[7].
I sette contro Tebe
Da Adrasto ricevette l'incarico di recarsi a Tebe per incontrare Eteocle (fratello e nemico di Polinice) per portare un'ambasciata e reclamare il regno, ma nel ritorno subì un'imboscata di cinquanta uomini e per difendersi dovette combatterli ed ucciderli. Si salvò solo Maeone, che riuscì a[7] (o fu lasciato[10]) fuggire.
Così ad Adrasto (che dopo aver concesso le mani delle figlie aveva dato la sua parola), non rimase altro che organizzare un esercito ed attaccare Tebe[7].
Durante l'attacco Tideo prese d'assalto una delle sette porte di Tebe (la Crenidiana[7]) ed uccise[7] (o solo ferì e l'uccisore fu Anfiarao[11] oppure Capaneo[12]) in un duello il nemico Melanippo, che era stato posto a guardia della stessa porta[13] e che in ogni versione riuscì a ferire a morte Tideo[7][14] prima di essere decapitato.
Mentre giaceva in fin di vita, Tideo fu raggiunto da Atena intenzionata a salvarlo tramite una medicina avuta da Zeus e che lo avrebbe reso immortale, ma Anfiarao (che in precedenza aveva avuto il compito di riunire l'esercito ed era stato ostacolato da Tideo), vide la dea e decidendo di vendicarsi con Tideo tagliò la testa del già morto Melanippo e la porse a Tideo. Questi l'aprì e ne mangiò il cervello sotto gli occhi della dea che, disgustata, trattenne per sé la medicina e lo lasciò morire[7].
Varianti sull'ambasciata ad Eteocle
Nel libro IV dell'Iliade Agamennone racconta a Diomede le azioni di Tideo dicendogli che quando suo padre entrò a Tebe con l'ambasciata degli Argivi, sfidò e sconfisse tutti i comandanti tebani in combattimenti singoli e che solo in seguito Eteocle organizzò l'imboscata[15].
Varianti sulla testa di Melanippo
Secondo gli Scholia a Iliade, V, 126 che riprendono l'opinione di Ferecide di Atene, il gesto di Anfiarao di lanciare la testa a Tideo non avrebbe avuto lo scopo di far desistere Atena dal salvarlo[16].
Nella Tebaide non figura Anfiarao, ma è Tideo stesso a chiedere a Capaneo di poter avere la testa di Melanippo.[17].
Tideo ed Ismene
Nelle leggende e nelle opere relative al ciclo tebano non c'è menzione dell'uccisione di Ismene e l'unico che ne parla è il poeta Mimnermo che la attribuisce a Tideo. La scena è rappresentata su un'anfora corinzia del 6 ° secolo oggi conservata al Louvre[18].
Sepoltura di Tideo
Fu seppellito da Maeone lungo la strada da Tebe porta a Calcide e che parte dalla porta Proetidiana e la sua tomba non ebbe nessun monumento ma fu contrassegnata da tre sole pietre non lavorate[9][19].
Tideo nell'Ade
Come narra Virgilio, Enea giunto a Cuma ed incontrando la Sibilla, viene da questa accompagnato vivo nell'Ade per incontrare il padre Anchise e nella zona riservata agli eroi vede anche Tideo[20].
«La pronuncia greca è sostanzialmente stabile [...] Nei nomi propri in -eo [...] ma per alcuni nomi è ugualmente diffusa l'accentazione latina: Epimèteo, Promèteo, Tìdeo e pochi altri.»