Tarki fu la capitale di diversi Stati cumucchi che vennero poi aboliti dalla Russia e assorbiti entro i suoi confini.[1][2]
Secondo alcuni studiosi, Tarki sorgerebbe sul sito dell'antica città di Samandar, capitale dei Cazari sino all'inizio dell'VIII secolo.[3][4] Nel 1396, Tamerlano passò da Tarki nel corso della guerra tra Toktamish e Tamerlano. Nel Medioevo venne costituito in maniera compiuta un principato vero e proprio che prese il nome di shamkhalato di Tarki, di cui appunto Tarki divenne la capitale.[5] Lo Stato rimase tale sino al 1867.
Gli shamkhal si sottomisero a più riprese all'autorità dei Russi, alternando periodi di indipendenza e conservando comunque la propria esistenza come principato.
Nel 1668, la città venne saccheggiata dai cosacchi al comando di Stepan Razin. Gli shamkhal vennero nuovamente obbligati a sottomettersi alla sovranità russa durante la spedizione persiana di Pietro il Grande che visitò personalmente la cittadina con un manipolo di uomini, e durante quella condotta da Caterina la Grande nel 1796.
La città e l'annesso principato passarono sotto diretta influenza russa sulla base del trattato di Golestan del 1813. Otto anni dopo i Russi costruirono in loco la fortezza di Burnaya, sostituita poi dal forte di Petrovsk (su quello che restava del villaggio cumucco di Andzhi-kala),[3][4][8][9] oggi nota come Machačkala.[10]
La deportazione
Il 12 aprile 1944 i Cumucchi di Tarki e dei villaggi adiacenti di Kyakhulay e Alborukent vennero deportati con la forza dalle loro case per ordine delle autorità comuniste del Daghestan.[11] I Cumucchi vennero ricollocati a forza nelle terre delle popolazioni di Chechen, di Karachay, di Balkar e dei Tatari di Crimea, i quali a loro volta erano stati deportati due mesi prima per ordine di Stalin. La ragione di questa deportazione, secondo quanto dichiarato dal governo russo, fu la necessità di utilizzare tale area per supportare i bisogni alimentari della popolazione. Il risultato di questo esodo forzato fu lo spopolamento sostanziale di Tarki e la perdita della sua identità culturale tradizionale.[12]
La deportazione dei Cumucchi non è stata mai ufficialmente riconosciuta dal governo russo e questo ha portato a diversi contenziosi, specie negli anni 2000. Nel 2017, inoltre, il governo provinciale del Daghestan annunciò la volontà di costruire 3000 abitazioni sulle terre un tempo appartenenti ai Cumucchi per accogliere il gruppo etnico dei Laki.[11] Questo portò a nuove proteste da parte dei Cumucchi e dei loro discendenti.
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Note
^Советская историческая энциклопедия. — М.: Советская энциклопедия . Под ред. Е. М. Жукова. 1973—1982.
^Лит.: Лавров Л. И., Тарки до XVIII в., "Уч. зап. ин-та истории, языка и литературы им. Г. Цадасы", т. 4, История, Махачкала, 1958.
^abС.Т. Еремян. Моисей Каланкатуйский о посольстве албанского князя Вараз Трдата к хазарскому хакану Алп-Илитверу. "Записки Института Востоковедения АН СССР", т. VII, М.-Л, 1939.
^abЛавров Л.И. Ученые записки Института истории, языка и литературы ДФ АН СССР", т. 4. 1958
^С. Белокуров. Отношения России с Кавказом. 1. М., 1888. С. 58-60
^К.Патканов. из нового списка географии, прописываемой Моисею Хоренскому. "Журнал Министерства народного просвещения", 18 март, стр. 118
^История халифов Вардапета Гевонда, писателоя VII века. СПб., 1862. С. 28.
^БСЭ (Большая Советская Энциклопедия); статьи на (МА). — М. под ред. Прохорова А. М. 1969—1978
^Конституция Республики Дагестан: научно-практический и историко-правовой комментарий, Arslan Magomedsoltanovich Khalilov, Yakub Bakhmudovich Gamzatov, Дагестанский гос. ун-т, 2002 - 460, p. 445
^М. И. Артамонов. Очерки древнейшей истории хазар. Л. 1936. С. 97.