I Sugana erano originari dell'omonima valle trentina[1], ma non ha fondamento quanto riferito da Giovanni Bonifacio, secondo il quale il loro capostipite, Franceschino, apparteneva ai signori di Caldonazzo e dovette fuggire a Treviso incalzato da Antonio della Scala; in città riuscì ad affermarsi mettendosi al servizio dei Carraresi[2].
La famiglia era invece di estrazione popolare[3] e la fortuna le derivò dall'attività notarile: il più lontano esponente noto è un Bartolomeo, attivo a Spilimbergo tra il 1392 e il 1435. Fu suo figlio Cristoforo a trasferirsi nella più importante - e redditizia - Treviso. La professione fu esercitata con successo anche dal figlio di questi, Bartolomeo (attivo tra il 1441 e 1484), dai tre nipoti Alvise (dal 1472 al 1508), Girolamo (dal 1472 al 1509) e Cristoforo (dal 1479 al 1497) e da altri membri della casata sino al Settecento[1].
A conferma del prestigio raggiunto, va detto che il già citato Alvise fu sepolto, su iniziativa dei figli Bartolomeo e Vincenzo, nella chiesa di San Francesco, il pantheon dei Trevigiani dove già riposavano Francesca di Francesco Petrarca e Pietro di Dante Alighieri[1]. Nel 1582, finalmente, vennero accolti nel Consiglio nobile della città[3][4].
^abc Giuseppe Billanovich, Treviso Ceneda, in Italia medioevale e umanistica, Vol. 27, Padova, Antenore, 1984, pp. 21-22.
^ Giovanni Bonifacio, Itinera: vicende di libri e di testi, Venezia, Albrizzi, 1744, p. 209-211.
^ab Annamaria Pozzan, Zosagna. Paesaggio agrario, proprietà e conduzione di un territorio tra Piave e Sile nella prima metà del secolo XVI, Treviso, Fondazione Benetton Studi Ricerche, 1997, p. 58.