La stazione fu costruita su progetto dell'architetto austriaco Wilhelm von Flattich.
La pianta della stazione, secondo i modelli dell'impero austro-ungarico, presenta una forma allungata con modeste profondità. I vani principali si sviluppano allineati uno accanto all'altro. Il corpo centrale, articolato su due piani, con le aperture delle finestre ordinate su tre assi, domina sulle ali centrali, tipica soluzione frequente in von Flattich. Un vano scala centrale collega il piano terra con quello superiore, mentre le facciate si concludono nelle eleganti forma del tetto. Tipico di questa stazione, ma anche di altre, è l'ampio vano d'entrata per i passeggeri situato centralmente e dimensionato in maniera tale che potesse accogliere un numero sufficiente di viaggiatori. Inizialmente sul lato ovest vi era una veranda con annesso giardino.
Dopo il 1877 Flattich decise di eliminare il giardino e costruire altre eleganti sale d'aspetto; oltre a ciò si costruirono i servizi igienici, l'ufficio postale e telegrafico, i locali di lavoro del personale.
A differenza delle altre stazioni, questa si distingue per i vari locali finemente dipinti, dato che si attendevano anche personaggi illustri.[3]
Nel 2009 il piazzale binari è stato profondamente rinnovato: il loro numero è stato ridotto da quattro a due, ma a seguito di questo l'utenza vi può accedere grazie ad un sottopassaggio.
All'epoca della costruzione della ferrovia, nella zona collegata alla stazione, in cui sarebbe poi sorto l'abitato di Dobbiaco Nuova (Neutoblach), era stato costruito dalla medesima società che gestiva la ferrovia, la Società delle Ferrovie Meridionali (Südbahn), il Grand Hotel Dobbiaco, il cui nome originario era Südbahnhotel, all'epoca frequentato dalla nobiltà internazionale.
Servizi
La stazione, che RFI classifica nella categoria silver[4], dispone di:
Biglietteria automatica
Sala d'attesa
Servizi igienici
Bar
Interscambi
Adiacente alla stazione è presente una fermata delle autolinee urbane e interurbane.
^Sviluppo delle ferrovie italiane dal 1839 al 31 dicembre 1926, Roma, Ufficio Centrale di Statistica delle Ferrovie dello Stato, 1927. Vedi Alessandro Tuzza, Trenidicarta.it, 1997-2007. URL consultato il 7 settembre 2009.
^(DE) Elmar Oberegger, Kärntner-Bahn, su Eisenbahngeschichte Alpen-Donau-Adria, 2006. URL consultato il 7 settembre 2009 (archiviato dall'url originale il 29 agosto 2006).
^(DE) Wilhelm Flattich, Eisenbahn-Hochbau, Lehmann & Wentzel, Vienna, p. 89, 1855.