Il prototipo venne portato in volo per la prima volta il 4 giugno 1934; macchina robusta e versatile prestò servizio durante la seconda guerra mondiale ed alcuni esemplari volavano ancora nel dopoguerra, servendo come trasporti militari[3].
Mediante una rivisitazione del progetto dell'S.M.73, la Savoia-Marchetti realizzò poco tempo dopo il bombardiereS.M.81 "Pipistrello"[4]
Storia del progetto
Lo S.M.73 fu il primo della "generazione" dei trimotori progettati da Alessandro Marchetti. Il suo progetto risaliva al 1933, anno in cui l'azienda milanese decise di differenziare la propria produzione, fino ad allora prevalentemente incentrata su idrovolanti.
La realizzazione del primo prototipo non richiese molto tempo: già il 4 giugno 1934[2][3] effettuò il primo volo dalla base di Cameri (all'epoca sede di uno degli stabilimenti dell'azienda).[2]
La compagnia aereabelgaSabena ordinò i primi 5 esemplari, che furono consegnati nel corso del 1935: rispetto al prototipo queste macchine ebbero la finestratura tradizionale, eliche tripala metalliche per tutti i motori e modifiche ai piani di coda[2][3].
Tecnica
Lo S.M.73 era un monoplano ad ala bassa (a sbalzo) e carrello fisso (di tipo triciclo posteriore). La struttura era in tubi metallici con rivestimento in compensato e tela. Particolare attenzione fu dedicata all'impianto di riscaldamento, come comfort per i passeggeri[2].
I piloti erano disposti in posizione affiancata nella cabina ed alle loro spalle avevano le postazioni destinate al marconista ed al motorista[1].
Nella fusoliera, in condizioni standard, erano previsti posti per 18 passeggeri, disposti su due file di sedili singoli.
I tre motori, frequentemente diversi in base all'ordine specifico di ogni compagnia, furono sempre radiali ed a 9 cilindri; in qualunque caso il velivolo mostrò prestazioni d'avanguardia (per l'epoca) e buone capacità di carico[3].
Sempre nel 1935 ebbero inizio le consegne all'Ala Littoria; in questo caso venne richiesta l'installazione di motorizzazioni differenti: un primo esemplare venne munito di motori Piaggio P.X "Stella", a cui fecero seguito nove velivoli motorizzati con Wright Cyclone (entrambi radiali a 9 cilindri). In un periodo successivo vennero acquistati altri tre aerei dotati di motori Piaggio[2].
Il primo volo per l'Ala Littoria (svoltosi il 19 dicembre 1935) fu destinato a trasportare 200 000 lettere destinate agli italiani in Africa Orientale. Il velivolo raggiunse Asmara quattro giorni dopo (ed oltre 6 600 km percorsi), per rientrare a Roma il successivo 6 gennaio[2]. Questo volo, leggermente rivisto nel percorso (accorciato di circa 600 km), divenne regolare tratta passeggeri nel corso dello stesso anno.
Sempre l'Ala Littoria impiegò lo S.M.73 per collegamenti Roma-Berlino (quotidiani), Roma-Salonicco (trisettimanali) e, a partire dal 1937, per collegare la capitale con altre città (italiane, europee, nordafricane)[2].
Lo scoppio della seconda guerra mondiale determinò la fine della carriera commerciale dello S.M.73.
I primi esemplari interessati dal conflitto furono i velivoli della Sabena: inquadrati nei reparti dell'Reale aeronautica militare belga, operarono a supporto delle truppe alleate contro l'invasione tedesca. Nel maggio del 1940 sette esemplari superstiti riuscirono a fuggire verso il Regno Unito, dove furono impiegati dalla Royal Air Force. Trasferiti in Nordafrica per essere utilizzati nelle missioni di trasporto tattico nell'ambito dell'omonima campagna, quattro di essi vennero catturati dalle truppe italiane e trasferiti nei reparti della Regia Aeronautica.[1]
Per quanto riguarda l'Italia, al momento dell'entrata in guerra, nove S.M.73 erano impegnati sotto le insegne dell'Ala Littoria in Africa Orientale e qui vennero militarizzati[2]. Gli esemplari di base in madrepatria vennero inquadrati nella 605ª e nella 606ª squadriglia del 148º Gruppo Trasporti[1][2]. Dopo la caduta dei territori coloniali, tre S.M.73 riuscirono, avventurosamente, a rientrare in Italia e trovarono nuovo impiego nella 247ª Squadriglia operante sul fronte orientale a supporto del Corpo di Spedizione Italiano in Russia[1].
A dimostrazione della loro robustezza, alcuni S.M.73 erano ancora operativi all'epoca dell'armistizio: tre prestarono servizio sotto le insegne dell'Aeronautica Cobelligerante Italiana (Regno del Sud)[1], uno (matricola 60352, ex I-NOVI) venne requisito dalla Luftwaffe e assegnato alla Deutsche LuftHansa (DLH) che, reimmatricolato D-APGX, lo impiegò per collegamenti interni[5] ed un altro S.M.73 (I-STAR) venne inquadrato nel Reparto Aereo Collegamento dell'Aeronautica Nazionale Repubblicana dove volò almeno fino all'agosto del 1944[6]. Infine risulta un ultimo S.M.73 in servizio presso il Gruppo Trasporto Velivoli dell'ANR[7] (di cui non è però nota l'immatricolazione).
Emilio Brotzu, Michele Caso, Gherardo Cosolo, SM.73 Savoia Marchetti, in Dimensione cielo: aerei italiani nella 2ª guerra mondiale, Vol. 7: trasporto, Roma, Edizioni Bizzarri, 1975, pp. 27-36, ISBN non esistente.
Pubblicazioni
Daniele Lembo, SIAI 81 Pipistrello, in Aerei nella Storia, n. 33, Parma, Delta Editrice.