1920, Stati Uniti d'America: a seguito di un attentato dinamitardo attribuito al movimento anarchico e mai rivendicato, vengono rastrellati numerosi italiani. Sacco e Vanzetti sono trattenuti con l'accusa di rapina a mano armata ed omicidio. Il processo, pur evidenziando la loro innocenza, mette in mostra al contempo la volontà delle autorità statunitensi di compiere un gesto di rappresaglia politica, condannando a morte in maniera esemplare i due anarchici italiani.
A nulla serviranno le numerose mobilitazioni della comunità locale, non solo quella italiana, e i numerosi comitati di liberazione. Vanzetti inoltrerà invano domanda di grazia, pentendosi successivamente, e lodando il coraggio di Sacco, che non piegandosi alla richiesta di clemenza, avrà dato piena testimonianza della propria innocenza. Sacco e Vanzetti moriranno sulla sedia elettrica nel 1927.
Produzione
Il regista aveva pensato di realizzare un film sui due anarchici italiani dopo aver visto in una fabbrica di Genova, l'Italsider,[1] lo spettacolo teatrale Sacco e Vanzetti di Roli e Vincenzoni, allestito dalla compagnia Attori Associati con la regia di Giancarlo Sbragia. Non conoscendo la vicenda, tornato a Roma contattò Fabrizio Onofri, giornalista e storico, pregandolo di raccogliere della documentazione utile per poter sceneggiare un film. Trovati i produttori (ma la coproduzione francese insistette per far ottenere il ruolo di Sacco a Yves Montand), Montaldo si recò a Boston per un primo sopralluogo, scoprendo che i luoghi dove si erano svolti gli eventi non erano più utilizzabili per le riprese. Unico edificio dell'epoca rimasto in piedi era il calzaturificio in cui lavorava Nicola Sacco, e lì furono girate le uniche riprese americane. Gli altri esterni furono girati a Dublino, mentre le scene del carcere e quelle della retata degli italiani furono girate nella ex-Jugoslavia.[1]
Una sala cinematografica di prima visione del centro di Roma, che proiettava la pellicola, subì un incendio doloso.
Colonna sonora
La colonna sonora è stata composta, orchestrata e diretta da Ennio Morricone e co-diretta da Bruno Nicolai. I brani sono tutte composizioni originali e alcuni di questi sono stati composti in collaborazione con la cantautrice statunitense Joan Baez. La canzone di chiusura Here's to You, cantata da Joan Baez, divenne un inno generazionale.
La colonna sonora del film è stata raccolta e pubblicata nel 1971 nell'album Sacco e Vanzetti prodotto da UNIDIS.
Tracce
Speranze di Libertà - 2:32
La ballata di Sacco e Vanzetti, Pt.1 - 5:05
Nel Carcere - 2:09
La ballata di Sacco e Vanzetti, Pt.2 - 5:25
Sacco E Il Figlio - 1:54
Speranze di Libertà (#2) - 0:48
Nel Carcere (#2) - 2:41
La ballata di Sacco e Vanzetti, Pt.3 - 6:29
Libertà Nella Speranza - 2:07
E Dover Morire - 3:04
Sacco E Il Figlio (#2) - 1:50
La Sedia Elettrica - 2:03
Libertà Nella Speranza - 1:20
Here's to You - 3:10
Accoglienza
Critica
Il film, secondo la testimonianza del suo regista, ha sensibilmente contribuito alla riabilitazione storica e morale dei due negli Stati Uniti d'America: quando in una cerimonia pubblica tenutasi il 23 agosto 1977, 50º anniversario della loro esecuzione, il governatore del Massachusetts Michael Dukakis riconobbe ufficialmente l'errore giudiziario e il dolo dei magistrati, il regista Giuliano Montaldo fu «invitato alla riabilitazione per aver contribuito a essa»[1].
Nell'edizione distribuita in videocassetta e in televisione, manca la battuta finale di Vanzetti prima di sedersi sulla sedia elettrica, "I'm innocent".